preoccupati
Mensile di politica, cultura e sport
Numero 2 torna a ospiti numero 1
La Redazione: Pietro Bellantoni, Giovanni Scarano, Ivan Pirrotta, Vittorio Palamara, Simona Bellantoni, Rocco Bellantone, Filippo Bellantoni,
Antonino Calarco, Antonio Barresi, Giuseppe Ribuffo.
PARLA ROCCO BUETI: IL SINDACO SPODESTATO intervistato da Pietro Bellantoni
Ci accoglie nel suo ufficio con molta cordialità, ma prima di iniziare l’intervista si accerta delle nostre intenzioni. È un uomo prudente Rocco Bueti, sindaco uscente con alle spalle tantissimi anni di militanza politica: dapprima segretario del PCI, poi del PDS ed infine primo cittadino scillese. Il suo è il volto di chi ha ormai smorzato le passioni, intento a vivere la sua vita in privato, non più pubblicamente. Ma sono passioni represse a forza: si legge negli occhi che la politica attiva gli manca. A lui che ancora legge "l’Unità" e sogna una Scilla diversa. Ci aveva provato a cambiarla, ma non gli è stato concesso il tempo. Alla fine del primo mandato è stato accantonato, messo da parte da coloro che prima l’appoggiavano, da quei diessini che con lui dal ’97 hanno governato Scilla, e che al momento della ricandidatura nel 2001 gli preferirono l’avv. Ciccone. Lui, per protesta o per amarezza, abbandonò anche il partito. La lista presentata nel ’97 abbracciava quasi tutte le componenti del centro sinistra, e riuscì a superare con buono scarto quelle degli avversari, Santacroce (battuto anche allora) e Martello.
L’operato di Bueti durante i quattro anni trova dei giudizi molto contrastanti tra di loro: chi crede sia stato un fallimento totale, e chi invece pensa tutto il contrario e l’avrebbe preferito al sindaco attuale.
E lei come lo giudica?
Positivamente. La mia amministrazione ha invertito un orientamento di staticità. Al momento del nostro insediamento c’era una situazione disastrosa dal punto di vista finanziario e noi l’abbiamo ribaltata creando una nuova era. Per me è stato un grande successo viste le difficoltà. Volevamo fare entrare la nostra città all’interno di un comprensorio, cioè inserirla in un progetto che la vedeva in accordo con le iniziative provinciali e regionali.
Quando invece il sindaco attuale parla di "scillesità" probabilmente intende una chiusura in un ambito strettamente paesano. È un grosso errore. Da parte nostra si è cercato di evitare questo, attraverso iniziative qualificate come quella di "Scilla paese-albergo". Inoltre siamo riusciti a creare molte cooperative, a riaprire il castello. Abbiamo riavvicinato le frazioni, curandole maggiormente; messo dei pilastri come quello dei tributi e del piano regolatore; appaltato lavori per Chianalea, l’ostello, le palme sul lungomare. Tutta una serie di iniziative che dovevano solo essere completate.
Ma in questi quattro anni da sindaco ha incontrato anche moltissime difficoltà…..
Si, soprattutto il primo anno c’è stato un problema di visione su alcune scelte fondamentali per il paese, con gli assessori Sgroi e Longo, e sono stato costretto ad allontanarli.
Un problema politico dunque?
Si, anche perché le forze politiche, invece di prendere una decisione chiara e di sostituire i due, hanno cercato di lasciare una situazione di paralisi, ed io, pur di continuare, ho preso quella decisione, determinando una rottura politica. Mi si accusa di non aver operato bene politicamente, ma a me premeva soprattutto fare l’amministratore.
E con gli altri componenti della giunta ha avuto contrasti?
Assolutamente no. Era in fondo un gruppo omogeneo che aveva unanimità di intenti e di vedute. Senz’altro doveva essere valorizzato di più: la serietà, l’onestà e la trasparenza erano le nostre armi migliori.
E con l’opposizione?
Un rapporto duro, ci dibatteva infatti atto su atto, con denunce anche alla prefettura. Ma comunque fa parte dello scontro dialettico necessario in politica. L’opposizione in democrazia è un elemento di fondamentale importanza ed è inoltre uno stimolo a fare sempre meglio. Non come avviene in questo momento a Scilla. Adesso non c’è una vera opposizione. E’ inaccettabile che non partecipi ai consigli comunali, che non dia suggerimenti, e che non contesti nemmeno un atto dell’attuale maggioranza. C’è qualcosa che non funziona, non vedo chiaro in questa fase amministrativa di Scilla. Mi auguro che l’opposizione si ravveda per l’interesse del paese.
Perché alla fine del suo mandato non ha riproposto la sua candidatura?
Perché i membri del mio partito ritennero che si dovesse presentare un’altra persona, perché la mia figura, secondo loro, era un pò debole, in quanto rappresentavo il malcontento della popolazione. Dissero che ci voleva una persona nuova.
Non era poi così nuova….
Non lo so. Comunque queste sono le valutazioni ufficiali all’interno del mio partito.
Quali sono le sue invece?
Io ritengo che abbiano fatto un grosso sbaglio, l’ho detto nelle sedi opportune. Il problema però non consiste in una mia mancata ricandidatura, ma nell’aver presentato una lista così anomala, che non si capisce cos’è. Questa coalizione non è niente secondo me, se non l’opera di una persona che ha voluto fare una lista civica per vincere ad ogni costo. La lista civica è una sconfitta per i partiti. Anche dall’altra parte c’è stata un’altra serie di errori, a causa di una miscellanea di forze politiche senza senso. Bisognava presentarsi alle elezioni con delle liste omogenee, cosìcchè l’elettore sarebbe stato chiamato ad esprimere un voto non garantito dal singolo individuo, ma dalle coalizioni. Il fallimento dunque, indipendentemente da una mia riconferma o meno, è stato questo.
Come giudica fino a questo momento l’operato dell’amministrazione comunale?
Non mi sembra sulla strada giusta, anche perché i suoi componenti si stanno solo preoccupando di distruggere quello che noi avevamo costruito.
Quindi il governo Ciccone si stacca completamente dal suo?
Credo di si, è difficile dire che ci sia una continuità. Certo non possono non appaltare i lavori visto che erano già stati finanziati… Questo governo ha una delega in bianco, perché non deve dar conto ad una coalizione politica: gli assessori comunali possono agire liberamente senza dare spiegazione a delle forze che stanno dietro di loro. È una situazione pericolosa. Ci sono inoltre delle scelte assurde da parte di questa amministrazione, come quella del pagamento dei consiglieri comunali, senz’altro non dovuto, che può essere visto come una sorta di ricatto: pagarli equivale a comprarne il consenso.
Oltre alla sua mancata riconferma come sindaco, lei ha anche deciso di abbandonare il suo partito, i ds.
Continuo ad essere un ds, ma senza tessera. Non intendo più frequentare la sezione di Scilla per come i suoi componenti si sono comportati nei miei confronti. Dal punto di vista politico tutto si può sopportare, ma quando si va sul personale si preferisce rimanere fuori dal gioco. Comunque il mio allontanamento è dovuto anche ad un momento di stanchezza.
Lei ha parlato di coalizione anomale, ma a parte questo, gli scillesi hanno fatto bene a scegliere Ciccone e non Santacroce?
Il problema è che entrambi non hanno presentato ai cittadini un progetto chiaro. Ognuno propose la sua lista quasi per un fatto personale e non pubblico. Sulle scelte fondamentali nessuno ha detto cosa voleva fare, proponendo solo programmi vaghi.
E il notiziario dell’amministrazione, "Scillae Universitas", è una bella idea o no?
È una iniziativa positiva. Anche noi ci avevamo pensato, ma non potevamo sopportare quelle spese.
La nostra amministrazione era improntata al risparmio, e prima di tirar fuori denaro per delle cose non necessarie ci pensava molto, moltissimo.
E a ritornare in politica attiva, non ci pensa?
Sono un cittadino scillese e vorrei fare la mia parte per modificare questa realtà. Ma in questo momento non ci sono le condizioni adatte per un mio ritorno.
Speriamo che quest’intervista abbia chiarito i motivi della mancata ricandidatura e del successivo allontanamento dai ds di Bueti. Ma... volevamo inoltre un’opinione sulla situazione politica attuale.
I “FIORI” DI ROCCO GIORDANO intervistato da Filippo Bellantoni
I lavori in piazza San Rocco stanno per essere ultimati, ma l’aspetto che sta venendo via via fuori suscita vive polemiche, soprattutto dell’opposizione. Il progetto comunale trova in Giuseppe Laganà e Rocco Giordano, entrambi forzisti, i loro maggiori oppositori. Laganà ha esposto le sue critiche addirittura sulla "Gazzetta del Sud", e, non si capisce perché, Rocco Giordano pur avendo la stessa idea di Laganà ne prenda pubblicamente le distanze. Ci è sembrato doveroso chiedere a questo personaggio dai modi coloriti quale è la sua posizione sia per quanto riguarda il progetto della piazza, sia il motivo dello scontro con Laganà.
Sig. Giordano sappiamo che è abbastanza scontento per come sta venendo su la nuova piazza, ha espresso soprattutto perplessità sui materiali usati.
Io non metto in dubbio che stiano usando dei buoni materiali, però sono convinto che per la posizione in cui si trova la piazza, che è un bel belvedere che si affaccia sullo stretto, si doveva cercare di fare qualcosa di più caratteristico, con un maggiore valore artistico, esaltando la storia del nostro paese, magari con un bel mosaico circondato da mattonelle "fiorite". Così come sta venendo abbiamo una piazza comune, normale, che si può trovare a Sant’Eufemia come a Bagnara, che sottovaluta il panorama che il buon Dio ci ha donato. Sono state usate delle mattonelle che non valorizzano l’ambiente della piazza. Certamente il sindaco Ciccone ha portato avanti un progetto fatto dal suo predecessoreBueti, ma poteva e doveva cercare di modificare in meglio il progetto.
Lei ha preso le distanze dal sig. Giuseppe Laganà. Cosa non condivideva?
Io non ho niente contro il coordinatore di Forza Italia, Giuseppe Laganà, lui sta facendo il suo lavoro, se lo fa bene o lo fa male sono affari suoi. Certamente io sono un consigliere di Forza Italia e ritengo che lui debba avere l’accortezza, prima di fare delle dichiarazioni su giornali nazionali, o provinciali, di avvertire il presidente ed i consiglieri, perché non ritengo che si debbano fare sempre delle critiche distruttive sul paese.
Io sono un operatore economico e sono del parere che qualsiasi cosa che si fa a Scilla va apprezzata, l’importante è che sia ben fatta. Se questa volta hanno sbagliato con la piazza, speriamo che la prossima volta tra 20\30 anni, quando si dovrà rifare, qualcuno capisca di farla come desiderano i cittadini, non in quel modo. Comunque, Giuseppe Laganà prima di fare qualsiasi dichiarazione a nome di Forza Italia deve avvertire il consigliere Giordano.
Io e Pontillo abbiamo fatto una smentita, perché non sappiamo niente di quello che scrive, sia sulla piazza che su altre questioni. Prima di fare un articolo deve mettersi d’accordo col presidente e i consiglieri: anche i DS o i Socialisti o i Popolari hanno un coordinatore, ma nessuno va in giro a fare articoli, e quindi non capisco perché lui debba fare questi articoli ogni momento. Lui mi critica perché non vado mai ai consigli comunali, ma ormai non serve più a niente presenziarvi, poiché con l’articolo 42 la maggioranza può fare ciò che vuole. Io ritengo di andare al consiglio quando si tratta di qualcosa di necessario per il bene di Scilla .
Per migliorarla cosa andrebbe fatto secondo lei?
Penso che Scilla non abbia bisogno di niente, ha un belvedere pazzesco, uno splendido quartiere che è Chianalea, Marina grande ha una stupenda spiaggia: credo che la sola cosa di cui ha bisogno sia un pò di cura e con questo voglio sottolineare la mancanza di interesse del comune.
Scilla in questo momento è abbandonata. Ad esempio ci vorrebbe una migliore illuminazione per il tratto della ss18 che va dall’Oliveto fino al ristorante "Lo scoglio del galeone", che dovrebbe essere tutta illuminata ad archi, senza lasciare questi lampioni molto alti a collo di giraffa, usati solo da talebani e pakistani, antiestetici per il nostro panorama.
Il bigliettino da visita del nostro paese sono le entrate che dovrebbero essere ben curate. Per dirne una, all’Oliveto, nelle isole di traffico, dovrebbero piantare dei fiori, con un bel messaggio di benvenuto. Non come adesso che imboccando verso sud la ss18 si trova uno scarico di lavatrici, cucine, frigoriferi, televisioni ed altre cose. È uno scempio! Se questi sono i fiori che si devono trovare a Scilla io non ci sto! Sono un operatore economico, un consigliere, e questo non mi va bene. Anche dall’altra entrata lato sud si dovrebbe fare la stessa cosa: al belvedere Morselli si dovrebbero piantare dei fiori, risistemare le ringhiere, e poi sulla curva di Pacì fare un bell’orologio a fiore e piantare qualche albero.
Questo bisogna fare: curare i particolari. Rivestire in pietra tutti quei muri vecchi fatti in cemento armato. Così cambia Scilla! Non mi serve a niente la piazza nuova quando poi la strade sono sporche e in dissesto.
Le sue idee sono state ascoltate all’interno del consiglio comunale?
È dal 1990 che sono consigliere comunale, e ho sempre ribadito che per migliorare bisogna sistemare le strade, aggiustare le fontane, rifare per bene tutte le scalinate, abbellendole con fiori. Io ricordo città come New York, Milano, Roma dove si preoccupano di tutelare i loro centri storici. Invece Chianalea non è mai curata, perché si pensa solo ed esclusivamente a San Giorgio ( non ho niente contro San Giorgio ).
Come giudica l’operato del sindaco e della sua giunta fino a questo momento?
Il sindaco non sta facendo niente di nuovo, in quanto mi risulta stia continuando l’operato di Rocco Bueti. Per vedere se ci saranno dei cambiamenti dovremo aspettare almeno due o tre anni. Per adesso le sue iniziative non sono per nulla eleganti, basti pensare allo spettacolo al quale abbiamo assistito per la festa di carnevale. "Cicciu u’ Surici"?!! Ma che facciamo, scherziamo? A Scilla si devono invitare grandi artisti. Il paese merita un Celentano, una Ferilli, non presunti artisti di dubbia fama.
CRONACA DI UN CARNEVALE SCILLESE di Antonino Calarco
È ormai diventata una piacevole tradizione festeggiare il carnevale a Scilla: da un paio d’anni il Comune e la Pro Loco stilano un programma molto ampio che impegna diversi giorni. La festa si organizza soprattutto grazie alla buona volontà degli abitanti e delle associazioni del paese di Scilla che mettono a disposizione la loro inventiva e la loro fantasia, per realizzare con mezzi molto semplici, idee originali e divertenti che sorprendono ogni anno di più il pubblico.
Quest’anno la festa ha previsto, per i giorni di giovedì e sabato, uno spettacolo teatrale a cura del Teatro "Proskenion" per le frazioni di Solano e Melia, e delle animazioni teatrali per le Case di "Carità", di "Accoglienza per anziani" e per l’Ospedale "Scillesi d’America".
Ma i momenti di maggiore attrazione della festa sono stati senza dubbio la domenica e il martedì "grasso", giorno conclusivo dei festeggiamenti.
La domenica pomeriggio inizia con un’allegra passerella di maschere caratteristiche che, accompagnate dalla Banda Musicale "Città di Scilla" e dal Gruppo Folk "Le Sirene", sfilano per le vie di Chianalea e Marina Grande, per poi radunarsi in Piazza San Rocco ad assistere a spettacoli musicali, tra cui fa scalpore la deludente esibizione di "Cicciu u’ Surici", che poco ha a che fare con il satirico e il divertente, e molto con il disgustoso.
Ma eccoci al momento più vivo e intenso della festa di carnevale, il martedì "grasso" che oltre ad intrattenimenti di tipo vario, quali balli, canzoni e piccole scenette satiriche ispirate a personaggi famosi, si è distinto per la sfilata dei carri allegorici che quest’anno sono stati numerosi come non mai. A differenza degli anni passati non è stato scelto il più bello, ma sono stati premiati tutti per la partecipazione. Simpatico il carro dei "Balocchi", di ottima fattura quello dell’"Odissea", molto bello anche il carro "Armata delle tenebre", e non potevano certo mancare il carro sull’Euro e su Bin Laden.
Le ultime maschere a sfilare sul palco sono state quelle del sindaco e dei suoi accoliti (davvero verosimili).
La serata si è degnamente conclusa con i fuochi d’artificio e le fiamme del castello: è stata una serata divertente, apprezzata dalla gente, non solo per lo spettacolo, ma anche per il semplice fatto di trascorrere una serata diversa .
IL CASO di Pietro Bellantoni
Domenica 10 Febbraio in piazza S. Rocco in occasione del ricorrente spettacolo di carnevale, l’ospite d’onore, il "cabarettista" Cicciu u’ surici, imposta la sua performance su emorroidi, scoreggie ed altre cose orripilanti, di fronte a decine di spettatori disgustati. Un maggiore senso del gusto ( da parte dell’"artista" ) e una scelta più oculata degli ospiti da invitare a queste manifestazioni (da parte del vice sindaco) sarebbero senz’altro molto apprezzati.
DELHIRIUM : CHE BAND! intervistato da Giuseppe Ribuffo
Per questa seconda edizione del nostro periodico, abbiamo deciso di intervistare la voce di un gruppo musicale che nei primi anni ’90 ha raggiunto un notevole successo. Lui è Enrico Pescatore che, con Sergio Pugliesi (chitarra), Carmelo Ferrera (chitarra ritmica), Rocco De Franco (basso), Alessandro Patafio e Rocco De Lorenzo (batteria), diede vita ai Delhirium.
Come vi siete avvicinati alla musica?
Eravamo degli amici con la stessa passione per l’hard rock anni ’70, e da questa passione nacque l’idea di formare una band. Sergio ed Alessandro iniziarono a suonare e successivamente ci unimmo a loro io Rocco e Carmelo. Rocco De Lorenzo sostituì in seguito Alessandro chiamato al servizio di leva.
Parliamo della vostra musica … suonavate esclusivamente cover o anche canzoni vostre?
Suonavamo cover di gruppi della scena hard rock anni ’70, ma abbiamo anche composto tre canzoni: "Ragno maledetto", "Nato per caso", e "Delhirium".
Come è stato accolto il vostro progetto a Scilla?
Possiamo dire bene, anche se il tipo di musica che noi offrivamo non era compreso dalla maggior parte della gente che assistendo alle nostre esibizioni rimaneva sorpresa e un pò sconcertata.
Dove si sono svolte queste vostre esibizioni?
Ci siamo esibiti a Scilla presso locali come il Calipso, il Ponte, e in occasione della Sagra del Pescespada. Inoltre, da ricordare, è la nostra partecipazione al Festival di Villafranca.
Qual è la cosa più strana che avete fatto?
Chiedevo ad Alessandro Pirrotta di costruirmi delle chitarre finte che distruggevo alla fine di ogni concerto, rifacendomi ai miei idoli, Jimi Hendrix, Pete Townshend (chitarrista degli Who) e Ritckie Blackmore (chitarrista dei Deep Purple).
Qual è stato il motivo dello scioglimento del gruppo?
Perché in noi convivevano due anime: una rock e una più commerciale. Inoltre contribuì anche la mancanza di mezzi musicali più sofisticati che non ha permesso un’evoluzione del nostro sound .

L’ANGOLO DEL MITO: INTERVISTA A GIOVANNI PALADINO di Rocco Bellantone
Il personaggio protagonista della nostra rubrica di questo mese è Giovanni Paladino, sicuramente uno dei più noti sportivi del nostro paese. Con lui abbiamo parlato di motocross, uno sport estremo ed affascinante che a nostro parere dovrebbe essere tenuto maggiormente in considerazione a Scilla.
Giovanni com'è cominciata questa tua avventura nel mondo del motocross e quali sono stati i principali ostacoli da superare prima di poterti affermare ad alti livelli?
Comincio col dire che il motocross è a mio parere uno sport adatto a gente che non ha troppi pensieri per la testa. Essendo invece io sposato e dovendo di conseguenza assumermi maggiori responsabilità, sono costretto a volte a non presentarmi a delle gare per la priorità di questioni più importanti, ma devo comunque ammettere di sentirmi pienamente appagato per quello che riesco a fare. A causa di difficoltà economiche non ho avuto la possibilità di poter gareggiare ufficialmente sin da giovane, ed ho esordito in un vero campionato solo nel 1988, stagione in cui mi sono classificato come vice campione regionale. I problemi che presenta questo sport sono dunque di carattere economico e dipendono anche dal fatto che è dura ancora oggi trovare degli sponsor che possano permettere ad un giovane di affermarsi a buoni livelli.
Quali sono i stati i momenti più significativi della tua lunga carriera?
Tra i momenti negativi ricordo i nove lunghi anni di inattività, dovuti all'impossibilità di potermi permettere una moto quantomeno discreta per gareggiare. In quegli anni ho cercato di dimenticare le moto, ma la passione che ho per questo sport non mi ha mai abbandonato. Fortunatamente ho vissuto anche tante esperienze felici ed esaltanti: la vittoria del campionato regionale nel 1997 e gli ottimi piazzamenti ottenuti nel campionato nazionale Super Mare Cross.
E la gara più bella?
Credo che la gara che mi ha dato maggiori emozioni è stata la vittoria di Catanzaro nella categoria nazio
nale. E' stata una gara particolarmente positiva per me perché ho vinto dopo un lungo infortunio al polso e ciò mi ha ridato grandissima fiducia e mi ha permesso di vincere una sfida personale contro quei medici che mi avevano consigliato di abbandonare lo sport.
Come vedi la situazione del motocross a Scilla e cosa pensi dei giovani che vogliono cimentarsi in questa disciplina?
E' molto difficile che questo sport possa essere intrapreso con continuità dai giovani di Scilla, soprattutto perché questa zona presenta pochi impianti, e perché affrontare delle gare comporta un grave dispendio economico. Credo di essere riuscito a gareggiare e ad affermarmi ad alti livelli per la forte passione che mi ha spinto. Oggi invece, molti giovani in difficoltà spesso abbandonano proprio perché non sono spinti dallo spirito di sacrificio. Posso comunque dire di essere stato sempre disponibile verso le persone che come me nutrono questa forte passione.
L'ultima domanda non poteva che riferirsi alla gara che annualmente si svolge sulla spiaggia del nostro paese.
Sinceramente non riesco ad esprimere a parole le emozioni che mi può dare il fatto di gareggiare a Scilla. Questa gente sa darmi una carica particolare come nessun altro pubblico che mi fa gareggiare con tutta l'anima sulla pista.
FONTANE IN ROVINA di Ivan Pirrotta
Una buona parte del nostro patrimonio culturale è costituita dalle fontane artistiche. Nel rione Chianalea hanno sede le più antiche. La "Fontana di San Clemente", costruita interamente in mattoni, negli ultimi anni è stata oggetto di atti vandalici che l’hanno portata al quasi totale disfacimento. Proseguendo oltre, sulla stessa via Annunziata, troviamo la "Fontana Ruffo", costruita dall’omonima nobile famiglia. Opera del ‘700, è costituita da una vasca centrale e da due laterali più ridotte di questa. In alto troviamo gli stemmi nobiliari dei Ruffo, sovrastati da una conchiglia. Prodotto artistico, di un certo valore, questa fontana è abbandonata al proprio destino: cade a pezzi ed inoltre è stata adornata dai soliti idioti, con "graffiti" che nulla hanno a che fare con l’arte. Altra fontana è quella del "Mascherone", risalente al XVI secolo, chiamata così per via della maschera che fa da contorno al tubo di scarico. Questa è in buono stato, ma rimane completamente a secco. Nel quartiere di Marina Grande, di fronte al campanile della Chiesa dello Spirito Santo, trova posto la "Fontana delle Grazie" del XVIII secolo. Per molti anni abbandonata, solo ultimamente è stata oggetto di qualche lavoro di restauro. Agli anni ’20 risale poi la fontana in Piazza Matrice, raffigurante il volto di una ninfa. Forse perché ritenuta di scarsa valore, anche questa rimane a secco. Inutile dire che queste fontane non sono in buone condizioni o non funzionano come dovrebbero. Di certo non possiamo dire di possedere un museo all’aperto, queste opere non sono di certo inestimabili, ma sono le uniche che abbiamo. Una maggior cura da parte dell’amministrazione comunale salverebbe l’opera di artisti che volevano lasciare qualcosa dopo di loro.
DERBY CHE GIOIA!! di Giovanni Scarano
Anche se sono passati diversi giorni ormai non potevamo fare a meno di parlare del derby. Come ogni vero derby che si rispetti è stata una vera e propria battaglia, dove i ragazzi di Cardillo hanno dimostrato tutta la loro voglia di vincere aggredendo gli avversari che erano venuti a Scilla troppo sicuri di fare risultato. Nel primo tempo si assiste ad una vera e propria lotta, con un pressing asfissiante dei nostri a centrocampo. Per quanto riguarda le occasioni invece succede veramente poco. Nel secondo tempo la Scillese si accorge che può vincere la partita e incomincia ad attaccare: al 15 Pescatore sfugge al marcatore al vertice dell'area sinistra mette al centro un tiro cross che Barresi come un falco devia in rete, 1 a 0. Il Solano che doveva fare una passeggiata è sotto di un gol. Gli ospiti accusano il colpo e non riescono a costruire occasioni importanti, così ci pensa il solito Pescatore a chiudere la partita scattando sul filo del fuorigioco e depositando in rete. A dieci minuti dalla fine Polistena esce male e gli ospiti ne approfittano accorciando le distanze, inutile però l'assalto finale del Solano, la partita finisce 2 a 1. In una giornata dove tutto sembrava un incubo con tutte quelle persone venute da Solano per prendere in giro noi tifosi della Scillese, i nostri ragazzi hanno dimostrato un grande coraggio e soprattutto un grande cuore, facendo capire agli avversari che le partite si devono vincere sul campo e non guardando la classifica, perché una volta entrati in campo si è undici contro undici e vince soltanto chi sa lottare di più. Questa vittoria fa capire inoltre quanto la classifica sia bugiarda per i ragazzi di Cardillo che in queste ultime partite hanno dimostrato di essere diventati finalmente una squadra. Questo però nelle partite fuori casa non basta; infatti per vincere in trasferta ci vuole anche un po’ di cattiveria che purtroppo noi non abbiamo. Lo dimostra il fatto che su 5 trasferte (quella con il Melia non va considerata in quanto si è giocato a Scilla) la Scillese ha raccolto soltanto 3 punti vincendo con il Mosorrofa. Se si pensa che sono rimaste trasferte bruttissime come Chorio, Fossato Ionico, Marines (Gioia Tauro) e Solano si capisce che i nostri, se vogliono sperare nello spareggio per la promozione, devono giocarsele lottando con le unghie e con i denti.
I LETTORI CI SCRIVONO
Carissimi amici della redazione di "Contromano",
vi scrivo per rettificare gran parte dell'articolo "Gli scouts a Scilla" scritto da Vittorio Palamara nello scorso numero del vostro giornale.
Ma prima di passare alle "tirate d'orecchie", voglio farvi gli auguri per la nascita del vostro giornalino; a Scilla è raro che delle persone riescano a raggrupparsi per portare avanti una idea o un progetto comune e quando succede dura poco. Speriamo non sia il vostro caso,
A quanto vedo, fra i nomi dei componenti della redazione, ve ne sono alcuni ( 7 su 9 ) che hanno fatto parte o che fanno parte degli scouts.
Ora, non riesco a capire come un articolo pieno di errori grossolani ed inesattezze, sia stato mandato in stampa.
I casi sono due:
1) la redazione non legge nemmeno gli articoli prima di stampare il giornalino;
2) la redazione ( e qui mi riferisco a quei 7 su 9 ) ha praticato per anni un'associazione ma non sa nemmeno come è strutturata.
Entrambe le situazioni sono abbastanza gravi e non dovrebbero verificarsi mai in un qualsiasi giornalino degno di rispetto. Questa non vuole essere critica distruttiva, come di solito si fa a Scilla, ma una forte raccomandazione ad essere più "professionali" se avete intenzione di mandare avanti la vostra iniziativa seriamente.
Comunque colgo l'occasione per tentare di far capire, a voi ed a tutti quelli che hanno letto il vostro precedente articolo, come dovrebbe essere strutturato un gruppo A.G.E.S.C.I. ( sigla che sta per Associazione Guide E Scouts Cattolici Italiani ).
Nell'articolo sopracitato si legge:" ...nel corso del tempo non ci sono stati contemporaneamente tutti i gruppi scouts." e "Gli scouts si articolano in cinque gruppi: le coccinelle, i lupetti, il reparto, il noviziato e il clan."
Innanzitutto occorre specificare che a Scilla è sempre esistito un solo Gruppo scout e precisamente il " Gruppo A.G.E.S.C.I. Scilla 1° ".
Un gruppo scout è normalmente formato da tre unità che sono :
- Il Branco, composto da bambini/e dagli 8 agli 11-12 anni che prendono il nome di Lupetti/Coccinelle;
- Il Reparto, composto da ragazzi/e dagli 11/12 anni ai 16 anni, che prendono il nome di Esploratori/Guide;
- Il Clan, formato da giovani dai 16 ai 20/21 anni, i cui componenti prendono il nome di Rover/Scolte; i giovani che entrano a far parte del Clan sono Novizi/e e formano per circa un anno, il cosiddetto Noviziato; la frase dell'articolo in questione "...il Clan a quanto pare si è fuso con il Noviziato..." è senza senso perché il Noviziato è già parte integrante del Clan.
Per ognuna di queste Unità vi devono essere almeno due responsabili ( 1 di sesso maschile ed 1 di sesso femminile) detti Capi Branco, Capi Reparto o Capi Clan a seconda dell'Unita' in cui prestano servizio. L’insieme dei capi Unità forma la Comunità Capi che è guidata dai Capi Gruppo, ha delle proprie riunioni ed ha il compito di aiutare i singoli Capi a coordinare i propri interventi nelle varie Unità al fine di garantire unitarietà e coerenza nel cammino dei ragazzi.
Per quanto riguarda la frase: " Negli ultimi anni gli scouts sono andati avanti grazie ad alcune persone completamente estranee, cioè persone che non hanno frequentato e conoscono poco o niente l'ambiente e hanno voluto fare quest'esperienza con risultati non proprio positivi." non si capisce a quali anni e a quali "persone completamente estranee" ci si riferisca. Per quanto mi riguarda, è dal 1997 che faccio parte di questa associazione come Capo scout e non mi risulta che persone completamente estranee abbiano o possano mandare avanti un gruppo scout.
Chi erano queste persone? Capi o ragazzi? Nel caso la frase si riferisse ai Capi scout mi permetto di spiegare brevemente come si svolge l'iter di Formazione Capi che l'A.G.E.S.C.I. prevede e pretende da chiunque abbia l'intenzione di provare a fare il Capo scout.
Il tutto inizia cosi' : il malcapitato chiede alla Comunità Capi di voler provare a diventare Capo scout e inizia il tirocinio frequentando le riunioni di Comunità Capi per un certo periodo dove gli vengono spiegati: il Regolamento, lo Statuto, il Patto Associativo, il Progetto Educativo, etc. etc. dell' A.G.E.S.C.I.; nel frattempo deve partecipare agli Incontri per tirocinanti ( cosi' si chiamano ) organizzati dalla Zona. Dopo un po' di tempo, che varia da qualche mese ad un anno circa, il tirocinante partecipa al Campo di Formazione Metodologica ( detto anche Campo di I° Tempo) che è un campo, in stile scout, a livello regionale della durata di circa 6 giorni; fatto questo l'allievo continua a fare esperienza in una delle Unità del Gruppo scout per circa un anno e poi parte per il Campo di Formazione Associativa ( Campo di II° Tempo ) della stessa durata del primo ma che è a livello nazionale e che quindi può svolgersi in qualsiasi parte d'Italia. Finiti i Campi Scuola con esito favorevole, rimane un’ultima formalità per essere Capo scout a tutti gli effetti : la richiesta di Nomina a Capo, che viene inoltrata dalla Comunità Capi alla Zona che la inoltra alla Regione che la spedisce a Roma. Quando finalmente arriva la Nomina a Capo ( con la quale si è riconosciuti Capi scout a livello mondiale ) l'iter di formazione potrebbe dirsi concluso. Come è facile dedurre da ciò, diventare Capo scout oggi non è molto semplice e richiede molto tempo ed impegno; sicuramente, dopo un Iter di Formazione che dura vari anni nei quali il Capo partecipa a tutti gli eventi associativi (riunioni, uscite, campeggi, etc. etc.) mi sembra molto fuori luogo definirlo una " persona completamente estranea". Se ci fossero più "persone completamente estranee" nel nostro Gruppo scout, sicuramente non saremmo ridotti con una Unità operativa su tre ( quest'anno funziona solo il Clan ) per mancanza di Capi. Considerando che normalmente i Capi Unita' tengono, con cadenza settimanale, riunioni di : Staff di Unità (capi della stessa Unità) , Comunità Capi (capi di tutte le Unità) e riunioni di Unità (capi Unità con i ragazzi) sono già tre pomeriggi o sere alla settimana dedicate agli scouts; includendo Uscite, Campeggi, Route, Assemblee di Zona o Regionali, periodi di attività particolari ( Natale, Pasqua, festa di S.Rocco, in cui si svolge servizio d'ordine alle processioni, Tombolone, vendite di beneficenza, etc. etc,) alcune volte si arriva ad essere impegnati 7 giorni su 7; ecco spiegato perché "...i capi scout si estinguono ..." o meglio tutti se la svignano al minimo accenno di responsabilità ed impegno.
Spero di essere stato esauriente ed esplicativo ma comunque per ogni ulteriore dubbio riguardo la terminologia un po' "tecnica " che ho usato, sono sicuro che i lettori potranno rivolgersi alla redazione che potrà illuminarli al riguardo; dopotutto siete stati scout o no?
Cara redazione di Contromano, nel salutarvi cordialmente, non posso fare a meno di augurarvi, come si usa dalle nostre parti, Buona Strada!
Gianluca Bellantoni - Capo Clan - Gruppo A.G.E.S.C.I. Scilla 1°
LA REDAZIONE RISPONDE
Il Sig. Bellantoni parla di errori grossolani presenti nell’articolo "Gli scout a Scilla". Non ci pare. Perlomeno non sono errori grossolani. Il capo clan tiene a precisare che a Scilla è sempre esistito un solo gruppo scout, diviso in tre unità. Il nostro errore consisterebbe nel non aver affermato l’unicità del gruppo, e nell’uso della stessa parola, al plurale, "gruppi" al posto di "unità", senza descrivere queste, ma elencando solo le sottounità. L’altro errore sottolineato starebbe nell’avere individuato il noviziato come realtà a se stante, staccata dal clan. Niente da obiettare. Non ci costa nulla ammettere gli errori. Miglioreremo. Invece riteniamo di essere nel giusto allorquando parliamo di "persone estranee" alla guida del gruppo. Bellantoni saprà meglio di noi (lui stesso ne è la prova) che per diventare dei "buoni" capi scout non bisogna seguire solo l’iter sopra elencato, ma aver percorso tutte le tappe dalla fanciullezza fino alla maturità (lo scoutismo è soprattutto esperienza). Sicuramente quelle persone sono state definite estranee perché oltre al tirocinio non potevano vantare un passato scout per cui potessero saperne più di un esploratore qualsiasi. Speriamo sia stata una risposta "professionale". Accettiamo la critica costruttiva, ma teniamo a dire che l’articolo non voleva essere una critica acerrima né al capo clan, né tantomeno a quei capi meno esperti che vanno comunque lodati per il loro impegno, seppure insoddisfacente, ma essere solo un’indagine sociologica tesa ad evidenziare un problema: la quasi scomparsa del gruppo Agesci Scilla I.