SEGNALAZIONI DEI CITTADINI
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'U NONNU
E' NATALI? 'U CASTEDDHU CHIURI!
4:41:00 PM | Author: u nonnu
Fora iabbu!
E' periudu di vacanzi e, comu mi capita o' spissu, mi piaci passiari peri peri cu l'amici per le strade del nostro paisuzzo, comu fussi nu turista chi veni da fora.
Aieri, messi fuori strada da una soffiata rivelatasi infondata, ndi calammu o' portu e poi a' Chianalea, dove era passata vuci si sarebbe organizzato un prisepiu sulle barche. Cu' sapi pirchì, supr' e barchi non vittimu nenti, tuttu o' scuru.
Gli unici presepi che abbiamo potuto ammirare, sono stati un paio fatti direttamente sui davanzali delle finestre, ra parti i fora, supr' 'a strata.
Datosi il tema natalizio, arrivati a' Nunziata e basciata a cresia i San Giuseppi, ndi turnammu arretu e abbiamo decisu di nchianari o' casteddhu, per ammirare una mostra sui presepi viventi fatti nella provincia di Reggio Calabria, di cui abbiamo sintutu la pubblicità.
Il soggetto della mostra è sicuramenti interessanti ma, non facimu mancu a tempu mi 'rrivamu davanti 'a porta ru casteddhu Ruffo, che una malasorpresa ci accoglie.
E' una comunicazioni firmata dal sindico in pirsona pirsonalmenti, il quale ci informa chi nei giorni di 25-26 dicembre, il castello rimarrà chiuso. Ma comu!?
Pochi giorni fa, all'arioportu di Roma succiriu nu parapigghia, con genti bloccata ddhà pi ddu' iorna 'i fila a causa di uno sciopiro stranu assai. La sala partenze dell'arioportu pariva 'na moderna Torre di Babele, aundi ognunu si sfogava lanciando malanove a destra e a sinistra in tutte le lingue del mondo. E' dovuta interveniri perfinu la Protezioni Civili, pirchì la cosa si è trasformata in una emergenza nazionali!
Alla fini, il Ministro, ricurdatusi ch'era Natali, periudu dell'annu in cui la genti evidentementi si sposta più del solitu, ha dovuto precettare gli sciopiranti, i quali sono tornati al lavoro, ripristinando cusì 'na pocu di normalità.
Ma se a Roma 'u Ministru precetta, a Scilla 'u Sindicu autorizza gli operatori che tenunu 'pertu il nostro castello Ruffo a starsene a casa, a... 'mpastari zippuli e a iucari a stuppa.
Certu, a Scilla non ci sarannu mai centinaia di migliaia di cristiani in visita ma è comu se a Riggiu il Sindicu -o meglio la Soprintendenti competenti- autorizzassi coloro che vi lavorano a chiudere il Museo della Magna Grecia.
Per un paisi che ietta u bandu ammunti e abbasciu di essiri turisticu, che nc'è di megghiu se non 'ssicutari coloro che hanno l'infelici pinzata di passarsi 'na menza iurnata natalizia nto Scigghiu?
Ma se 'u casteddhu era chiusu, 'a mostra -organizzata nei locali del CE.RE.RE. era aperta. Pirciò nchianammu e siccomu 'a testa l'haiu dura, mi mintìa 'i poprositu, a cuntari le firme sul registro dei visitatori nei due giorni del 25-26. Ndi cuntaia 114 (salvu errori).
Ora, considerandu chi non tutti firmunu e facendu 'na proporzioni minima di una firma ogni tri cristiani visitanti, veni fora chi nta ddu' iorna o' casteddhu nchianaru pocu menu di 350 visitatori. Vulendu tradurri il tuttu in termini economici, facendu finta chi nu bigliettu custa 5 €, significa chi 'u Cumuni 'i Scilla ha avutu un mancatu incasso di circa € 1.500 nta ddu' iorna! Si viri chi non ndavi bisognu!
E cusì, mentri o' Cannateddhu e a Firritu nci su' i strati tutti illuminati; al Palazzo ducale Ruffo di Bagnara c'è la sagra del torrone. Mentri nta ogni paisi vicinu si organizza una qualchi manifestazioni natalizia, a Scilla nenti. Mancu un arbiru i Natali: evidentementi ndi scuntammu quell'anno in cui il Comune l'albero lo fece a ddu' piani. Vi ricurdati?
Se non fussi per l'iniziativa isolata di qualche cittadino che -come ogni anno- iarmau nu picculu ed originali presepi all'angolo tra via San Rocco e Via Sinuria, o per luci festive accese nto balcuni o nta facciata di qualche abitazione privata (cresia Matrici a parti), a Scilla si fa davvero fatica a percepire l'atmosfera natalizia, pari cchiù 'n'aria da venerdi santu. Tant'è che l'atru iornu in piazza un ragazzo ironicamente chiedeva:"Ma chi è, Pasca o Natali?".
In compenso, anche le iniziative volte a ricordarci la bellezza del Natale viene snobbata, non presa minimamente in considerazione; passa nel più assoluto silenzio.
Ma se questo silenzio non dice niente alle orecchie ru scigghitanu, esso alle orecchie di un turista -che venga dalla provincia o da più lontano, non fa differenza- verso il quale dimostriamo ogni giorno di più di non nutrire il benché minimo rispetto, che si vede trattato così male, fino a sentirsi quasi colpevole mi veni mi ndi "nzurta" nta casa, questo silenzio dicevo, si trasforma in imprecazioni il cui significato -a differenza di quelle all'arioportu i Roma- siamo in grado di comprendere e condividere benissimo, tanto che (ricurdandumi ch'è Natali) non mi veni altro da dire che: fora iabbu!

LETTERA APERTA
(scarica)

Sito internet “ http://scillachiese.blogspot.com/  ”
Scilla

Vittorio Mondello
Arcivescovo
di Reggio Calabria-Bova

 OGGETTO: IL PUNTO DI VISTA DI SCILLACHIESE.BLOGSPOT.COM SULLA FESTA DI SAN ROCCO 2008.

Monsignor Mondello,

 il sito internet “ http://scillachiese.blogspot.com/  ” è stato fondato alla fine del 2007. L’iniziativa di Costantino Alfonzetti, Alessandro De Lorenzo, Eugenio Diano e Rocco Panuccio, alla quale collaborano anche Giovanni Panuccio ed altri cattolici scillesi, è nata con un duplice scopo. Quello di dare visibilità mondiale – soprattutto in vista dell’urgente recupero di stabili rapporti con i numerosi scillesi sparsi per i cinque continenti – alle millenarie forme espressive dell’identità – prevalentemente cattolica – di Scilla. E quello di offrire un luogo d’espressione civile e liberaldemocratico all’insopportabile disagio che una grande fetta – riteniamo fondatamente di poter dire: maggioritaria – del popolo scillese – tanto per la componente stanziata in città quanto per quella sparsa per la Regione, la Repubblica e il mondo – prova da quando, il 17 settembre 2003, Scilla è stata ufficiosamente e segretamente dichiarata “terra di missione”.
Il nuovo capo della Parrocchia arcipretale “Maria Ss. Immacolata”, infatti, succeduto alla benemerita quasi ventennale arcipretura di don Mimmo Marturano ed alla men che annuale amministrazione provvisoria di don Antonello Foderaro coadiuvato da don Aphrodis, ha da subito pensato di dover operare secondo due direttrici fondamentali:
a)    eliminare ogni traccia della pregressa, millenaria, memoria comune degli scillesi, sbarrando le porte delle chiese succursali – una delle quali dichiarata addirittura sconsacrata se non indemoniata! -; eliminando totalmente tradizioni radicate e profondamente sentite, quasi tutte pressoché esclusivamente liturgiche e meditative e, in ogni caso, totalmente prive delle deviazioni deplorate dalla Chiesa e presenti in altre comunità; deridendo pubblicamente e privatamente i sentimenti diffusi fra gli scillesi e le modalità della loro genuina espressione pubblica della Fede, della Speranza e dell’Amore-Carità e della loro identità storica. Il tutto con la complicità di, per fortuna, pochi scillesi dimentichi di aver attivamente partecipato a tali espressioni fino ad un secondo prima!;
b)    provare ad introdurre nuove abitudini collettive, alcune delle quali paradossalmente ispirate ai principi che presiedevano a quelle abolite.
       Oltre a tali rilievi di merito, radicalmente offensivo dell’intelligenza degli scillesi è stato il metodo attraverso il quale tali cambiamenti sono stati imposti. Attraverso, cioè, il ricorso a pretesti e a spiegazioni adatte più a bambini sciocchi che a persone adulte dotate di media intelligenza e media dignità. Senza mai un annuncio responsabile e coraggioso del tipo, ad esempio: “Le feste di San Giuseppe, di San Francesco da Paola e di Maria Ss. di Porto Salvo sono abolite a decorrere da quest’anno e per i seguenti motivi…” NEANCHE L’OMBRA DI TUTTO CIO’. S’è preferito inventare veri e propri pretesti come – per fare un solo esempio - incompatibilità col calendario liturgico, confidando nel fatto che la maggioranza della gente non sa che tali problemi sono risolti per tempo dalle Conferenze episcopali che ne informano clero e popolo attraverso documenti precisi e argomentati. Mai, ad esempio, è stato detto chiaro e tondo alle numerose delegazioni di devoti recatesi nei primi anni di questa triste epoca dal capo della Parrocchia per ottenere informazioni sui programmi delle citate feste che quest’ultime erano abolite e – soprattutto – quali ne erano i motivi. S’è continuato a confidare nella presunzione di scarsa intelligenza e nulla cultura oltre che nell’infinita pazienza degli scillesi per rinviare alle calende greche spiegazioni che ancora sono attese.
       Ma queste sono tutte cose che lei e/o i suoi collaboratori sanno perfettamente – a meno che non le abbiano dimenticate – perché puntualmente dagli ambienti più dignitosi e rispettosi di sé del popolo cattolico scillese le sono giunte le relative informazioni.
       Per quanto riguarda la festa in onore del Patrono della città San Rocco, l’opera distruttiva della nuova dirigenza parrocchiale si presentava fin dall’inizio un po’ più ardua. Non perché il popolo di Dio istituisca “classifiche” fra i Servi della Santissima Trinità ai quali è più affezionato. Ma, semplicemente, perché il culto prestato al Patrono principale della città è notevolmente più radicato e, quindi, difficile da estirpare, di quelli per gli altri Patroni. Basti pensare al numero percentualmente abnorme di scillesi dal nome Rocco!
       Partendo da tali considerazioni, anche perché la purezza e l’implacabilità dei programmi “pastorali” devono pur sempre fare i conti con la realtà, s’è deciso di percorrere un’altra strada. Quella che Giovanni Panuccio ha definito “politica della grattatina”. Vale a dire: la festa di San Rocco non si può abolire o radicalmente ridimensionare in una volta sola senza suscitare reazioni incontrollate da parte di alcuni scillesi. E allora si prende la strada molto più alla larga mirando a far disaffezionare progressivamente il popolo scillese verso la propria identità con uno o due provvedimenti all’anno, nell’illusione che non vengano notati dalla grande massa e che, quindi, vengano più agevolmente accettati, come una medicina amara alla quale è aggiunto dello zucchero. Con la sola, non certo trascurabile, differenza che le medicine, in linea di massima, hanno effetti benefici. Questi comportamenti, invece, non suscitano altro che fanatismo in infime minoranze e – nella grandissima maggioranza dei fedeli – progressiva ma sempre più evidente disaffezione nei confronti della festa in onore del proprio Patrono e, quindi, “a cascata”, della chiesa a lui dedicata, della Parrocchia arcipretale e – se non si è ipocriti è inutile nasconderselo – a lungo andare della stessa Chiesa cattolica.
       La “politica della grattatina”, partita da subito, ha avuto le sue più temerarie espressioni l’anno scorso e, soprattutto, quest’anno.
       Già dall’anno scorso s’è operato uno stravolgimento onestamente incomprensibile dell’ordine dei vari enti e gruppi partecipanti, a diverso titolo, alla processione. Tale ordine, probabilmente simile in tutto a quello adottato per la discesa e la salita del quadro della Madonna della Consolazione verso e dalla città, era il seguente: Croce; portatrici/portatori di ceri votivi; gruppi e associazioni parrocchiali, diocesani ed eventuali ospiti; clero ed eventuale diaconato; statua; autorità civili e militari; banda musicale; resto del popolo.
       L’ordine stabilito nel 2007 prevede, invece: Croce; banda musicale; residui gruppi parrocchiali nati dopo la politica di “tabula rasa” operata fra il 2003 e il 2006 ovvero resistiti perché dotati di un’autonomia statutaria parzialmente sottratta all’arbitrio capriccioso del capo della Parrocchia; clero; statua e – confusi dietro la statua (sic) – autorità civili e militari, portatrici/portatori di ceri votivi e resto del popolo!
       A chi scrive sembra veramente arduo immaginare la logica sottostante al fatto per il quale un gesto d’amore come l’offerta di un cero votivo – simbolo d’invocazione d’intercessione – rivolto ad un eroico Servo dei Servi di Dio, sia pure per il tramite della sua effigie, venga fatto esprimere alle spalle dell’effigie medesima, in un luogo, altresì, virtualmente staccato dalla processione vera e propria in quanto escluso dall’amplificazione sonora dei canti, delle preghiere e delle riflessioni clericali oltre che dall’ascolto dei – rarissimi – pezzi musicali (fra i quali l’Inno a San Rocco adottato dall’Associazione europea a lui intitolata) lasciati eseguire alla banda.
       Altro grave cruccio ha suscitato – e continua a suscitare – la decisione di abolire i canti in lingua italiana da decenni dedicati dagli scillesi a San Rocco e – soprattutto – la preghiera cantata in dialetto reggino-scillese da tempo immemorabile pubblicamente rivolta a Dio – per l’intercessione di San Rocco – e da un paio di decenni racchiusa in un “rosario”, scritto dal compianto militante cattolico scillese Franco Martello e della cui approvazione ecclesiastica è pressoché impossibile dubitare.
       Riteniamo utile riprodurre per intero il testo della preghiera in questione:
Santa Rroccu ra gran putenza, siti chinu ri santità
E la razia che vi cercu facitammilla, pi carità!
Facitammilla, Santa Rroccu, facitammilla la carità
Pi lu runu ca ricivistu di la Santissima Trinità!
Ieu vi onoru, o serafinu!
Ieu vi onoru, o pellegrinu!
Ieu vi onoru, o Santa Rroccu, pi la piaga chi aviti o rinocchiu
Comu Ddiu ti nzanau a tia, nzana la piaga dell’anima mia! 
       Veramente difficile trovare in queste parole qualcosa di men che ortodosso rispetto alla dottrina della Chiesa!
       Se, infatti, il riferimento iniziale alla “grande potenza” di San Rocco può lasciar adito all’idea che ci si trovi di fronte ad un’espressione idolatrica, tale impressione è immediatamente fugata dal riferimento inequivocabile al fatto che i carismi dell’uomo-santo Rocco non sono altro che “dono” della Santissima Trinità che Rocco non ha avuto altro merito che non rifiutare.
       E dopo le lodi comuni a questo tipo di preghiere, il canto si conclude con l’affermazione che la guarigione dalla peste ottenuta da Rocco mentre era ancora in vita è stata opera esclusiva di Dio mentre a San Rocco si chiede d’intercedere per sanare la “piaga dell’anima”, ossia il peccato!
       Come si può dubitare della validità salvifica di tale genuina espressione di pietà popolare se suo scopo conclusivo non è quello di ottenere salute fisica o successo personale ma – al contrario – salute spirituale e guarigione dal peccato?!
       In verità, sia nel 2007 sia nel 2008, il Santa Rroccu ra gran putenza è stato più volte intonato spontaneamente da gruppi di fedeli, fra i quali gli stessi portatori della statua, finché il capo della Parrocchia e gl’incaricati dell’animazione – riconoscendo la forza di tale pressione popolare – non hanno ceduto ed hanno, a loro volta, intonato il canto in questione. Soltanto che, palesemente, tali persone non lo conoscevano e lo hanno, quindi, stravolto, oltre ad averlo avulso dal citato “rosario”. Tale esecuzione ufficiale del canto è stata fatta in luoghi i più riservati possibile della processione ed è durata per un tempo così risibile che sarebbe davvero sorprendente se se ne fossero accorti tutti. Tant’è che quando i portatori hanno provato ad intonare nuovamente il canto in altro luogo sono stati investiti dall’inaudita violenza verbale di personale vicino al capo della Parrocchia. Tale estemporaneo e risibile cedimento all’esecuzione del canto tradizionale s’inserisce nella “politica del contentino”, strumentale rispetto a quella, strategicamente implacabile, “della grattatina”.
       Nel 2007 e nel 2008, altresì, s’è assistito all’abolizione non solo delle fermate ma anche del mero passaggio dai sagrati delle chiese incontrate durante il tragitto. Tali fermate costituivano, nella tradizione scillese, l’ideale espressione del legame vivo e fortissimo degli scillesi fra di essi e della loro fede in Dio – rafforzata e giammai messa in pericolo dalla devozione verso San Rocco – sia pur nella pluralità delle tradizioni rionali che, ben lungi dal dividere la comunità parrocchiale, la univano vieppiù nel riconoscimento e nella valorizzazione di diversi carismi. Tali fermate, inoltre, scandivano temporalmente le tappe del procedere del sacro corteo, offrendo altresì l’occasione di meditare su brani della Sacra Bibbia o dei Dottori della Chiesa, non mancando riferimenti specifici alla storia ed all’attualità del quartiere volta a volta incontrato.
       In questi anni, invece, s’è assistito alla secca abolizione di ogni e qualsiasi fermata. Con la sola eccezione di quelle “tecniche” che, pure, a noi risultava fossero abolite, come inequivocabilmente attestato dall’ira con la quale il capo della Parrocchia reagì ad analoghe fermate di altra processione. Una fermata di preghiera, in verità, è stata fatta. Quella davanti all’ingresso principale dell’ospedale “Scillesi d’America”. La preghiera in questione s’è risolta in una lunghissima invettiva del capo della Parrocchia contro l’aborto che, a suo dire, sarebbe largamente praticato nella struttura scillese. Lungi da chi scrive il non unirsi all’esecrazione di questo gravissimo attentato alla vita. Ma è giusto additare un’antica e benemerita struttura sanitaria come lo “Scillesi d’America” – simbolo di quanto gli scillesi sappiano fare di buono quando sono uniti e di come mantengano vivissimo il legame con la propria comunità religiosa e civile originaria anche quando, volenti o nolenti, l’abbiano abbandonata da molti anni – solo ed esclusivamente come una “fabbrica di morte” e non anche, e soprattutto, come un luogo di sollievo della sofferenza?
       Tale eccezionale fermata tramutatasi in “tribuna d’invettiva” fa da contraltare alla mancata fermata all’ingresso della “Casa della Carità”, la clinica geriatrica vanto della comunità parrocchiale scillese e – riteniamo fondatamente di poter dire – della Diocesi reggina-bovese e della stessa sanità cattolica calabrese che in altre Diocesi ha fornito ben altri esempi, non certo edificanti…
       Forse i ricoverati nella citata clinica, i loro familiari ed il personale sanitario, logistico ed amministrativo non meritavano il conforto della preghiera pubblica e della possibilità di venerare la sacra effigie per un tempo superiore a dieci secondi?
        Altra audace “grattatina” è quella che s’è aggiunta quest’anno al “taglio” delle piazzette antistanti le chiese. Stavolta s’è addirittura deciso di eliminare un intero tratto di strada dal percorso della processione!
        Probabilmente lei troverà facile obiettare che non è il caso d’impuntarsi per una semplice modifica d’itinerario. Sì, se questa avesse delle serie motivazioni e queste fossero pubblicamente esposte e se i criteri validi per questo “taglio” fossero applicati in ogni circostanza analoga. E, soprattutto, se di tale modifica fosse stata data pubblica comunicazione già in epoca di annuncio del programma della festa, consentendo ai familiari delle persone non deambulanti residenti nel luogo in questione di attivarsi per tempo per consentire ai propri congiunti la possibilità di venerare l’amata statua al passaggio della processione in altro modo, sempre ammesso che esista. E a lei non sfugge certamente come corrisponda all’Amore-Carità il consentire agli infermi di non sentirsi esclusi dal culto pubblico!
       Il tratto in questione è quello di via Nazionale parallelo a Chianalea e confluente in piazza Duomo.
       Anche in questo caso, s’è scelta la via dell’imbroglio e dell’abuso dell’altrui intelligenza e pazienza. La statua, giunta da piazza San Rocco, è stata subito collocata in direzione dell’ingresso nel quartiere Chianalea e qui fermata (segno inequivocabile che la decisione di non condurre la statua nel tratto in questione era già stata presa!). Da personale di fiducia del capo della Parrocchia è stato quindi avviato un finto sopralluogo nel tratto in questione al termine del quale è stato annunciato – ai soli portatori, non certo al popolo tutto – che il tratto era impraticabile perché non vi era stato il previo blocco all’accesso delle automobili. Cosa assolutamente falsa. Gli agenti di Polizia locale e gli ausiliari del traffico avevano operato per tempo il blocco in questione come tutti i partecipanti alla processione si sono potuti accertare semplicemente guardando la strada quando la processione medesima passava da una strada parallela più alta!
       E poi, monsignore, senza considerare questo metodo inverecondo, come si fa a stabilire quando una strada è secondaria o principale? Tanto più se consideriamo che l’espansione edilizia tende sempre più a far ritenere centrali aree fino a pochissimi lustri fa reputate periferiche…
       Come lei sa, inoltre, per motivi storici molto validi, oltre alle due principali processioni con la magnifica statua lignea di San Rocco, la tradizione scillese prevede altresì la traslazione di un’antica statua in cartapesta dalla cappella delle statue della chiesa patronale ad un’edicola situata all’altro capo del corso principale della città, nel luogo un tempo d’ingresso alla città medesima.
       Sia la traslazione della statua nell’edicola sia la sua riposizione nella cappella delle statue sono avvenute senza il tradizionale accompagnamento della banda musicale. Chi scrive non ritiene che il ruolo di quest’ultima in una processione sia avulso dal momento liturgico-meditativo. Pensiamo, invece, che inframezzare le preghiere e i canti con momenti musicali aiuti molto la riflessione e l’allentamento della tensione che comunque accompagna una preghiera pubblica intensa ed insistita. S’è preferito, invece, continuare a pregare e a cantare – anche con evidente affanno e con diminuzione di voce – senza curarsi di rendere più facile la partecipazione alla preghiera medesima e più ordinato il susseguirsi dei vari momenti meditativi.
       La statua in cartapesta in questione, altresì, è stata lasciata priva d’illuminazione in entrambe le brevi processioni citate. Segno di scarso decoro e di mancanza di rispetto verso immagini venerate, simbolo di persone profetiche, testimoni eterni dell’Amore di Dio. Tale triste evenienza ebbe luogo anche in passato. Finché Rocco Panuccio non se ne fece carico e, per alcuni anni, il decoro venne – almeno in questo caso – ristabilito. Solo che la persona citata appartiene alla benemerita  Associazione portatori dell’Immacolata, disciolta d’autorità e con accompagnamento d’insulti e improperi inauditi oltre che per motivazioni ridicole offensive dell’intelligenza e della maturità della persona che ha acceduto all’ira per così poco.
       Nell'ultima delle celebrazioni liturgiche della festa, altresì, l'autorità religiosa ha pensato di dover accusare il popolo che venne chiamato a guidare d'incapacità di pregare, per via delle innumerevoli - spontanee - richieste di poter esprimere pubblicamente la propria pietà secondo modalità care ad ogni scillese e amante di Scilla e, come riteniamo d'aver dimostrato, pienamente in linea con gl'insegnamenti della Chiesa. L'animazione liturgica ufficiale, infatti, oltre ai citati pesanti ed ingiustificati "tagli", ha altresì totalmente ignorato il carattere di processioni in onore di San Rocco che avevano i sacri cortei, preferendo eseguire e ripetere - talvolta ossessivamente - canti e preghiere tipici di altre liturgie o preghiere comunitarie. E' davvero così sorprendente che il popolo abbia invocato il rispetto del carattere originario delle celebrazioni patronali, senza per questo dichiararsi contrario ad altre forme liturgiche da tenersi, però, in occasioni ben distinte?
       Tocca a noi, altresì, farci carico del disappunto del popolo del Comune di Scilla, visto che l’amministrazione del Comune medesimo a tutto sembra pensosa fuorché a difendere gl’interessi e la dignità comune dei suoi amministrati. Per il secondo anno consecutivo, infatti, l’autorità religiosa ha avuto la tracotanza di rifiutare il dono del cero che il governo comunale, a nome di tutta la città, offre da tempo alla casa del Santo Patrono, a significare l’importanza – pur nel pieno rispetto del principio di laicità – che l’autorità politica annette ai sentimenti diffusi fra i propri rappresentati, certa che l’identità e la civiltà di una comunità, finalizzate al bene comune, si nutrono anche del sentimento religioso e della memoria di persone come San Rocco e i tanti scillesi che, nei secoli, hanno tratto da lui l’esempio per fare del Bene. O, almeno, per non fare del male.
       Non sappiamo se dai luoghi lontani da Scilla nei quali trascorre gran parte del suo tempo, il capo della sua Parrocchia leggerà queste righe. Ad ogni modo, monsignor Mondello, questa è stata la festa di San Rocco a Scilla nel 2008. Questa è l’angustia di tanti cuori scillesi e amanti di Scilla.

Scilla, 3 settembre 2008
Saluti,
Costantino Alfonzetti
Alessandro De Lorenzo
Eugenio Diano
Giovanni Panuccio
Rocco Panuccio 

Commissione di studio sull'Ospedale "Scillesi d'America"
relazione del 26 agosto 2008
Documento scritto dal Senatore dello Stato di New York
Dr. Avv. Antony B. Gioffrè
Presidente dello “Scilla Community Hospital Fund, Inc., U.S.A.” dal 1948

“Possano le vicende dell’ospedale ‘Scillesi d’America”, rappresentare un monito per
tutti coloro si interessano ai problemi sociali in genere, affinché intravedano in esse
la possibilità che ha un’opera, improntata per l’affermazione suprema del bene, di
essere attaccata ed ostacolata. Il disordine degli intendimenti è leggibile nel cuore
degli uomini. Essi non riconoscono il bene laddove è palese, ma lo ricercano dove
non potranno mai trovarlo.
Il bene, invece, è in noi, ed è sufficiente conoscerci per scoprirlo.
E’ più facile operare nel male poiché ciò ci impegna meno, mentalmente.
E per questo l’iniziativa umanitaria intrapresa fu sempre ostacolata.
Alcuni seppero subito quale fosse la via da seguire. Pochi. E quei pochi,
pur sacrificandosi di persona, la portarono a compimento.
Oggi tutti noi possiamo dire: è stata opera nostra! E come tale la difenderemo,
perché cristianamente certi di essere nel giusto”.
(scritto presumibilmente nel 1973)
Documento letto e messo a verbale nei lavori del Consiglio Comunale di Scilla
giorno 26-08-2008, dal consigliere Pirrotta Antonio del Gruppo “Uniti per
Rinnovare”, a memoria e testimonianza di tutte le persone di Scilla che hanno operato
per la costruzione e la difesa dell’Ospedale “Scillesi d’America”.
Scilla, venerdì 27
...'Indignazione verso le "cose storte"
Non si può non ricorrere alla famosa citazione di Tito Livio "Dum Romae consulitur Saguntum exspugnatur" per descrivere la comica e paradossale circostanza di un Consiglio comunale che dibatte, in data 11.06.2008, sull'opportunità di istituire un fantomatico osservatorio sull'ospedale (argomento proposto dalla minoranza e ancora in fase di studio da parte della maggioranza) mentre il giorno precedente –circostanza del resto sfuggita a tutti i consiglieri- nell'apposita commissione dell'assemblea regionale l'assessore competente Spaziante illustrava la proposta di nuovo Piano Socio Sanitario che prevede l'aggregazione del Presidio di Scilla alla Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria.
I lavori della Commissione Regionale sono proseguiti giorno 18 con le audizioni di diversi Direttori Generali delle Aziende Ospedaliere della Calabria (riportata con grande clamore da tutta la stampa la notizia dell'enorme deficit dell'ASP di Reggio che ammonta ad oltre 500 milioni euro!) e, successivamente aggiornati alla seduta di giorno 25 relatore l'on. Nicola Adamo del PD.
La proposta di legge di iniziativa della G.R. n. 254, dove è previsto il de profundis per lo "Scillesi d'America", approda in pieno in Consiglio Regionale, a poco più di venti chilometri da Scilla, con l'intendimento di essere approvata entro il mese di Luglio in aula, quindi diventare legge regionale.
Dopo tutte quelle riunioni e assemblee della scorsa estate, a dir la verità fortemente partecipate, si è registrato il vuoto di iniziative da parte di Partiti, Sindacati e Amministrazione Comunale.
Nessuno ha avuto l'ardire di convocare una assemblea popolare; nessuno ha avuto l'umiltà di apprezzare il mio documento, ancora consultabile su questo sito, certamente migliorabile, volto a delineare un percorso, una ipotesi di lotta finalizzata a difendere il nostro ospedale.
Perché, mi domando, i presidi di Scilla e Melito, da sempre, storicamente, ali estreme dell'offerta sanitaria del comprensorio dello Stretto, al servizio di un bacino di utenze pressoché uguale, debbono seguire destini differenti? E quanti altri argomenti potremmo fare valere –ampiamente dibattuti nelle riunioni precedenti- solo ci venisse data la possibilità di farlo!
Perché a Scilla non vi sono stati quei moti di protesta che si sono registrati altrove? Sull'argomento mi sono esposto abbastanza e la lealtà verso Scilla l'ho ampiamente dimostrata pronto a remare e non solamente ad indicare la rotta: mi domando dove é andato a finire quell'orgoglio e senso di appartenenza che da sempre, nella storia, ha caratterizzato gli abitanti del nostro borgo.
Dove sono andati a finire tutti quei signori che, più o meno della mia età, forti della logica del branco, erano sempre pronti a criticare le mie iniziative quando ero politicamente impegnato: non immaginavo che l'amore verso il proprio paese e l'indignazione verso le "cose storte" si spegnesse con l'avanzare degli anni!
Che senso rimanere indifferenti quando Scilla viene scippata di uno dei principali simboli; del riconoscimento tangibile dell'amore verso la propria terra natia di tanti emigranti attraverso cui veniva rappresentato un legame eterno sul terreno dell'aiuto alla sofferenza.
Che dire: stringe il cuore considerare tutto ciò. Penoso è l'isolamento del nostro paese rispetto ai centri vicini e pure rispetto alle proprie frazioni.
La difesa del nostro Ospedale era e rimane a mio avviso prioritaria pure rispetto all'affrontare il problema della devastazione del territorio in conseguenza dei lavori autostradali che ancora una volta mortificano Scilla (un chiaro esempio di come, da noi, vige la regola del contrario: si fanno gallerie ovunque e solo dietro la cittadina – dove, quì sì, il tracciato andava fatto scomparire, si fa prendere un pò d'aria agli automobilisti in transito facendoli entrare nelle case della gente) o rispetto all'esigenza dell'approntamento della progettazione esecutiva del porto della cui realizzazione si sta scherzando con il fuoco visto l'esempio delle infrastrutture finanziate con i fondi ex fintecna e poi fatti scomparire.
Intanto l'estate, con i problemi di sempre è alle porte e per gli affezionati di questo sito rimando ad un mio scritto del settembre del 2004 (ora mi spiego il perché ancora non l'hanno tolto) rintracciabile sul link "segnalazioni": e penoso constatare che, tranne il punto 13 della sistemazione del "lontre", rimane sempre di attualità.
La cosa che allora non avrei mai immaginato (p.15) é stata la polpetta avvelenata dell'ecomostro: solo a Scilla poteva verificarsi una storia del genere!
pietrobova@tiscali.it - torna susu
Scilla, giovedì 10/04/2008
"Programma di opere marittime 2008-2010" - ... inclusi gli oltre dieci milioni di euro per il nostro porto.
Le considerazioni di Pietro Bova
Ritengo sia opportuno un commento alla storica notizia dell'avvenuta definizione delle procedure tecniche che hanno portato alla firma, da parte del ministro Di Pietro, del Decreto di approvazione del "Programma di opere marittime 2008-2010" con il finanziamento delle opere previste, inclusi gli oltre dieci milioni di euro per il nostro porto.
Lo faccio in questo sito, in sede, diciamo "ristretta", ad uso dei soli scillesi, forse del solo esiguo numero degli operatori delle notizie, lasciando le colonne dei quotidiani locali a chi ha solo esigenze di propaganda.
Sono convinto che farò cosa utile in modo particolare a quei giovani, pochissimi a dir la verità perchè si fa di tutto per non farli partecipare alle cose pubbliche, che, amando Scilla, hanno piacere ad approfondire le vicende della nostra cittadina.
Finalmente si è scritta la parola fine della telenovela del reperimento delle risorse necessarie per completare la struttura che erano lì, sull'uscio, tant'è che il Porto di Scilla è da anni che viene inserito nella programmazione ordinaria del Ministero attraverso i programmi triennali previsti dalla Legge n. 109 del '94.
Merito di questa amministrazione Com.le? Sull'argomento è incomprensibile e puerile la corsa ad annettersi meriti inesistenti. Io sarei stato più cauto nel rilasciare certe dichiarazioni, inappropriate nel taglio quanto fuorvianti nelle considerazioni, e che non danno -tra l'altro- l'esatta dimensione, assolutissimamente straordinaria, dell'obiettivo raggiunto: in assoluto il finanziamento più consistente che gli scillesi abbiano mai ottenuto per iniziative che vanno a loro esclusivo beneficio.
Il Porto, per le vicende che ne hanno caratterizzato l'iter burocratico direttamente collegati all'entita dei finanziamenti impegnati, non è una opera pubblica come tante altre.
L'opera non è stata avviata da questa amministrazione e nemmeno dalla precedente talché potesse essere giustificata quel tipo di dichiarazione da parte del Sindaco: oggi si raggiunge una tappa importante di una scommessa fatta nel lontano 1979. Se mai c'é da chiedersi il perché l'attuale finanziamento per il prolungamento del molo - con risorse provenienti da stanziamenti ordinari della Direzione generale per le infrastrutture- è stato ufficializzato dopo tanto lungo lasso di tempo dal completamento delle opere (inizio anni '90) di ripristino dei danni causati dalla mareggiata del 31.1.1979 e dalla definizione delle procedure (venti anni fà) di approvazione della variante al vecchio Piano Regolatore del Porto di Scilla. Pure i porti, come i centri urbani, hanno i loro piani regolatori e quello di Scilla, giustificato dal numero di natanti locali ed in transito, prevedeva un prolungamento massimo di soli 50 metri.
Nel frattempo innumerevoli sono stati i finanziamenti per i porti e le opere di difesa costiera e decine e decine le progettazioni espletate anche meno urgenti e prestigiose.
Un risultato, quello della firma del decreto, di cui gli scillesi tutti debbono sentirsi orgogliosi e che, ad opera ultimata, vedrà chiuso un cerchio avviato nel 1743 dallo scienziato Rocco Bova e da Gaetano Minasi successivamente.
In sostanza è come se avessimo ottenuto una fabbrica che, visto il trend in crescita del target interessato, non potrebbe fallire mai.
Alla base di tale conquista, ritengo, ci sia stato qualcosa di più grande che, non me ne vogliano gli amici consiglieri com.li, il "silenzioso lavoro degli attuali amministratori" e che va ricercato in quello che avvenne circa 25 anni fà, quando, all'inizio degli anni '80, abbiamo fatto rimuovere, con l'ardore di una gioventù interamente spesa sull'altare degli ideali e dell'altruismo (altri tempi), gli ostacoli tecnici che si frapponevano al prolungamento del molo foraneo agognato, e, quindi, fatto approvare il 23.07.1986 dal Consiglio Superiore dei LL.PP. la variante, elaborata dal Comune, al vecchio Piano Regolatore del Porto datato 1951: una enorme diga di ben 150 metri a difesa dell'abitato di Chianalea!
Innumerevoli riunioni fiume a tutti i livelli, viaggi continui a Roma, elaborati tecnici che andavano e venivano, decine di pareri raccolti, prove in vasca su modello in scala ridotta del molo, e, soprattutto, una eccezionale forzatura "politica" a sostegno della tesi che solo con quel braccio di 200 metri (150+50 previsti dal vecchio P.R.) si sarebbe protetto uno tra i più pittoreschi borghi del mondo.
Per proteggere un abitato andava costruito un porto: proprio così!
Quella variante diventa l'elemento fondamentale delle progettazioni successivamente elaborate (quella che citerò più avanti) e da elaborare. In pratica...: una porta aperta verso il paradiso.
A sottolineare la straordinarietà dell'evento mi piace ripetere che, oggi, nemmeno abitasse il Consiglio dei Ministri a Chianalea avrebbe ottenuto un'opera del genere. Al Ministero di Porta Pia non si parlava che di Porto di Scilla.
Quella è stata la tappa veramente decisiva, senza timore di essere smentito, in questa vicenda che é ben lungi dall'essere definita: altre tappe da perseguire sono la definizione del progetto esecutivo, l'appalto delle opere previste e la loro concreta attuazione vigilando che il braccio non venga realizzato restringendo lo specchio d'acqua previsto; e non è detto che passino solo un paio di mesi, anzi, tutt'altro.
A proposito del tratto del molo foraneo divaricato verso l'esterno c'è stato un vero e proprio braccio di ferro con i tecnici del Ministero: veniva giudicata una soluzione troppo onerosa.
Allora, a proposito del prendersi i meriti, non abbiamo fatto suonare le campane della chiesa di Porto Salvo, che pure avevano suonato durante la mareggiata del dic.'79 e genn. '80.
E nessuno ha suonato le trombe, quando, nel 1988, l'Ing Mario Petriccione, amico nostro e personale del Prof. Edoardo Mollica, scriveva al sindaco dell'epoca che per interessamento Suo e del Signor Direttore Generale (che pretendemmo visitasse Scilla su incarico del sottosegretario Mario Casalinuovo) fosse stato deciso di utilizzare per il solo porto di Scilla un finanziamento (ben 15 miliardi!) destinato all'intera Calabria: gli atti sono al comune, a disposizione di tutti.
In pratica le opere realizzate, circa tre anni dopo, e così per come oggi le vediamo: rivestimento in pietra locale e cordonale in pietra lavica compreso.
Quell'intervento non è caduto dal cielo ma ha nomi e cognomi che per pudore non si citano al contrario delle vicende.
A tutti coloro i quali dicono che: "cu iau iau o cumuni pinsau sulu pi iddhu e nuddhu fici mai nenti", la vicenda del porto dovrebbe fare riflettere molto. È stata la pagina più bella, unitamente alla realizzazione dell'Ospedale, della storia di questo nostro bello quanto sfortunato paese.
Avevamo il vizio di farci rispettare, allora, sopratutto a Roma ed il sindaco attuale lo sa bene perché parte di quelle vicende lo hanno visto come testimone.
Adesso, e non per stupido distinguo, ma per amore di Scilla, al posto degli attuali amministratori mi porrei il perché la progettazione esecutiva di un'opera inserita da anni nella programmazione ordinaria di un ministero tarda così tanto tempo a vedere la luce e senza la quale, con i prescritti pareri, nessun appalto potrà mai essere esperito;
  • perché non c'è un progetto complessivo che facendo perno sullo sviluppo dell'opera portuale guardi alla valorizzazione del territorio di riferimento e perché mai non si affacci nessuna ipotesi di gestione, si spera il più possibile partecipata, e messa in rete della struttura;
  • perché non si registra alcun sia pur timido tentativo per arginare il caos esistente nel bacino portuale, nella gestione degli scali di alaggio e delle banchine: qualunque imbarcazione in transito, pur volendo, è impossibilitata ad attraccare e questo è scandaloso per un centro che intende fare del turismo la principale leva del proprio riscatto sociale ed economico;
  •  perché mai viene tollerato da parte delle autorità competenti, quindi pure dal comune, che un porto venga utilizzato in assenza delle più elementari norme di sicurezza.

Ripropongo, a tal proposito, quanto scrissi, in questo sito, nel settembre del 2004 nell'ambito di un articolato documento ancora quivi disponibile e rimasto lettera morta, a proposito del... "PORTO. È nato, lo ricordo a tutti, con una supplica rivolta ai governanti: “Una banchina pei naviganti”. Non mi spiego perché debba essere quasi terra, pardon, mare, di tutti e di nessuno, senza regole che non siano fissate dal libero arbitrio e dalle antiche ed il più delle volte sbagliate consuetudine locali e non vi sia un pezzo di molo riservato, anche se nella situazione precaria dovuta alla mancanza di servizi a terra, ai yacth in transito: quello sì è turismo vero! Non mi spiego perché, oggi, oramai ricostruito dopo la mareggiata del 1980, non venga avviato un discorso che porti alla sua gestione con la formazione di apposito organismo e, quindi, a delle regole; non si organizzi una giornata ecologica per pulirne i fondali; non si attrezzi uno spazio per la raccolta degli oli e delle batterie usate, delle acque nere dei natanti da diporto e delle acque di sentina; non vengano realizzati e previsti servizi igienici e collocate - pur in presenza di ordinanza della Capitaneria di Porto – le lanterne di ingresso." Dopo tre anni e mezzo non mi pare si sono registrati fatti nuovi. E perché? Pietro Bova

Scilla, sabato 17/11/2007
GIÙ LE MANI DALLO "SCILLESI D'AMERICA!"
Dopo due lunghe e travagliate sedute di Giunta Reg.le il per noi penalizzante Piano Sanitario Regionale é stato approvato e con tale atto decretata la chiusura del Presidio Ospedaliero di Scilla per accorparlo al Riuniti di RC!
Il 9 Novembre 2007, mese dei defunti, verrà ricordato come quello dell'interruzione dell'idea originaria dei valorosi concittadini d'oltre oceano di fornire di un servizio primario il proprio paese di origine.
Anche il nostro ospedale, NATO DA UN ATTO D'AMORE, e pienamente operativo e funzionante segue il destino di quei piccoli e medi ospedali realizzati per esigenze clientelari e quindi inutili e dispendiosi.
In questa sede, visto l'importanza e la delicatezza del tema, desidero fornire, come scillese, a chi é preposto ad assumere iniziative, qualche considerazione e delle proposte attenendomi scrupolosamente al tema.
E' da tempo che si parla di chiusura o comunque di ridimensionamento dell'Ospedale di Scilla ed emerge in tutta evidenza l'abbandono in cui é stata lasciata la struttura e i sanitari stessi il cui desiderio di ascolto non ha mai trovato sponde certe e autorevoli non solo nella politica locale ma neanche in esponenti politici dell'ampio comprensorio di riferimento.
Come se una regia occulta volesse far morire il "sogno americano" sotto gli occhi insensibili degli scillesi e non. L'ospedale di Scilla, ormai da decenni, per la sua posizione strategica, é un bene di tutto il comprensorio e questo, le popolazioni locali, forse non lo comprendiamo appieno!
Lo stesso innesto del primario chirurgo Dott. Iacopino andava certamente accompagnato da misure collaterali di sostegno e di stimolo alla sua pregevole attività professionale. Dopo il clamore che ha accompagnato la sua nomina, una volta che se né andato, nessuno ha spiegato i motivi di tale decisione: ove fosse rimasto, avremmo avuto ben altri argomenti in più per difendere il nostro ospedale. Non si é voluto comprendere l'aria che tirava.
ANCHE ADESSO, QUESTO SILENZIO SGOMENTA anche se é preferibile all'ipocrisia delle solidarietà di facciata e ingiustificata é la latitanza di partiti, associazioni, gruppi e tutti coloro (con le dovute -e verificate- eccezioni) i quali, ad ogni elezione, si candidano per fare le belle statuine o raccolgono voti per questo o quel partito inventandosi, con la scusa della politica, un'altra professione.
Come mai, per fare le liste si fà notte fonda e per salvare l'ospedale non si accende nemmeno una lampadina?
NESSUNA ISTITUZIONE, FORZA POLITICA O SOCIALE HA PENSATO, COME É SUCCESSO IN TUTTI GLI ALTRI POSTI, DI SENSIBILIZZARE E CHIAMARE A RACCOLTA IL POPOLO PER DIFENDERE IL LORO OSPEDALE con iniziative esplicite e dirette tranne il generoso e apprezzabile tentativo dell'ottimo Nuccio Azzarà, che, come UIL ha organizzato, in piena estate, una pubblica assemblea il cui forte eco é stato fatto colpevolmente diluire nella palude dell'insipienza locale. A Scilla, ove fossimo liberi veramente, visto la latitanza dei partiti e la mancanza di interesse generale per il nostro centro, ci sarebbe da riflettere anche sull'utilità del votare. Ingeneroso, a tratti ingrato, appare anche il silenzio dei rappresentati dei comuni vicini tranne qualche isolata eccezione.
Dal 2° incontro tecnico di lunedì 24 Settembre u.s. organizzato presso la sala del Consiglio comunale da cui sarebbero dovute scaturire iniziative idonee al rilancio dell'Ospedale e tali da scongiurare la minacciata chiusura ancora nessuno si é fatto sentire. NEL FRATTEMPO LA GIUNTA HA APPROVATO IL PIANO!
Come faccio a non ricordare le battaglie che, come scillesi abbiamo combattuto e vinto per il "nostro" e oggi di tutti Ospedale?
Ricordo convegni, innumerevoli riunioni e fatto individuare, con l'allora assessore alla sanità Bruno Dominianni nel 1° P.S.S., Scilla addirittura come sede dell'USL 29. Perché, adesso, tutto questo disinteresse e abbandono?
ANCORA, PERO' NON TUTTO PUO' ESSERE PERDUTO. Sono convinto che non é mai, mai troppo tardi.
Il Piano deve andare ancora in Commissione e, poi, in Consiglio: solo allora diventerà operativo. Che fare?
INDIRE, INTANTO, UNA 1a PUBBLICA ASSEMBLEA organizzata congiuntamente dai Sindacati e Amm.ne Comunale di Scilla da concludere con l'approvazione di un documento finale che definirei di "resistenza attiva" per poi organizzarne un'altra, di comprensorio, alla fine del percorso indicato .
E' chiaro che nulla scende dal cielo senza impegno e lavoro e c'é a chi tocca rimboccarsi le maniche.
La battaglia é difficile e dall'esito incerto ma se c'é lealtà, chiarezza e forza di proponimenti puo' essere agevolmente condotta; quindi rilancio e completo quanto sostenuto nei miei precedenti interventi:
1. Preliminarmente ad ogni attività opportuna mi sembra l'idea di convocare attorno ad un tavolo tutti
coloro i quali hanno -e sono numerosi- pubblicamente manifestato contrarietà alla cessazione delle funzioni ospedaliere dello "Scillesi d'America": non solo per ringraziarli ma per chiedere il loro aiuto all'elaborazione della strategia, quindi alla stesura del documento di "resistenza attiva";
2. Questa battaglia dovrebbe essere coordinata dal Consiglio comunale di Scilla, aperto, ovviamente, all'apporto degli altri comuni, che assumerà la veste di comitato di lotta e Gruppo Operativo (G.O.) ove ogni consigliere si addosserà la propria parte di lavoro nell'attuare la strategia;
3. Tale G.O. coinvolgerà prioritariamente gli Scillesi d'America perché facciano sentire tutto il loro peso, anche attraverso la rappresentanza parlamentare estera, organizzando, a loro volta, un secondo comitato, questa volta degli "scillesi del mondo", a difesa del "loro" ospedale;
4. Il G.O. indirà una assemblea tecnica, ben organizzata, dei sindaci e amministratori dei dieci comuni di riferimento per ottenere il loro consenso alle azioni di lotta per poi proporre la convocazione dei rispettivi consigli comunali per l'approvazione del documento di "resistenza attiva" e l'avvio di una attività di sensibilizzazione e iniziative pubbliche e private, nei rispettivi comuni, per una raccolta di fondi finalizzata all'acquisto delle attrezzature sanitarie urgenti;
5. Tale gruppo organizzerà e una o piu' riunioni con i medici di base dei comuni interessati perché senza il loro sostegno politico e ancor piu' sociale non si riuscirà a fare alcunché;
6. Intanto pretendere con forza il rilancio della chirurgia e lavorare nella struttura ospedaliera come se nulla fosse accaduto migliorando al massimo il livello delle prestazioni per avere un consenso sociale ampio e diffuso;
7. Provvedere alle modeste sistemazioni urgenti, pulizia degli esterni, manutenzioni, con attività sostitutive (volontariato, intervento diretto dei comuni, della Provincia, della Comunità Montana ecc.) e operare per rimuovere il blocco del cantiere completando i lavori di ristrutturazione;
8. Occorre designare un legale autorevole di livello nazionale o consulente esperto in problematiche sanitarie perché alla luce delle potenzialità della struttura, delle necessità del territorio e da una attenta analisi del documento regionale consigli i passi piu' opportuni e le richieste da avanzare al fine non solo di difendere lo "Scillesi d'America" ma di rilanciarlo in quando fondamentale risorsa per il territorio ed il suo sviluppo. Ospedale sì ma anche servizi essenziali di base
9.Pubblicazione della piattaforma rivendicativa, redatta dal consulente esperto con indicate le criticità del piano, le nostre ragioni e le proposte di rilancio della struttura di Scilla, nell'ambito di una complessiva visione della sanità sul territorio, anche su contributo dei dirigenti medici della struttura;
10.Organizzazione della pacifica e speriamo partecipata "marcia su Reggio" in occasione della seduta dell'apposita commissione che dovrebbe valutare il Piano approvato in Giunta Regionale.
Pietro Bova
Foto Notizia. L’anfiteatro scillese.
Attraverso un finanziamento derivato da un POR Calabria del 2000, destinato allo sviluppo dell’area dello stretto, presso la villa comunale di Scilla sorgerà un anfiteatro. I lavori, consegnati il 27 settembre scorso, procederanno per 240 giorni circa, sotto la direzione dell’architetto Vittorio Ardente. Il progetto è congeniale per la realizzazione di manifestazioni pubbliche e culturali. Desta piuttosto qualche perplessità, la decisione di collocare la struttura proprio nel bel mezzo dell’unico polmone verde del paese.
Scilla 30 settembre 07
Riceviamo e pubblichiamo:
Il signor Pino Vita chiede di poter esprimere pubblicamente sul sito arbitrio.it il proprio disappunto per il reiterarsi, da oltre due anni, di una incresciosa situazione nel quartiere di Chianalea. Il riferimento è al mancato funzionamento dell’illuminazione pubblica, che lascia completamente al buio il tratto di strada che dalla chiesa San Giuseppe conduce sino all’ingresso a Chianalea. Vita afferma inoltre che sono gli stessi abitanti del posto ad azionare ogni sera l’interruttore, affinché la zona, peraltro parecchio trafficata nel periodo estivo da turisti e visitatori, nonché dagli stessi cittadini, possa essere degnamente illuminata.

Riceviamo e pubblichiamo lo sfogo di un passante nel vedere qualcosa di poco gradevole nella fontana di catalimita.

... dopo ripetitivi furti ... qualcuno ha perso la pazienza ...

LORDO
Il bastardo delle fontane.
Se non lo eri rispettavi
le cose pubbliche
STRONZO

Scilla agosto 07
BUONGIORNO, SONO STATO ALCUNI GIORNI FA A SCILLA COME TURISTA, MI COMPLIMENTO PER IL POSTO MA PURTROPPO COME SPESSO ACCADE DA NOI IN MERIDIONE IN QUANTO SONO UN MERIDIONALE ANCHE IO SONO DI MATERA IN BASILICATA L'OFFERTA RISTORATIVA ALBERGHIERA NON CORRISPONDE AI REQUISITI.
SONO STATO AL RISTORANTE xxxxxxxx A SCILLA ALTA DA METTERE LE MANI NEI CAPELLI PER PULIZIA DELLA CUCINA E DEI SERVIZI IGIENICI NON RIESCO A CAPIRE COME SI POSSA DARE UN RISTORANTE DAL PANORAMA COSI' BELLO IN MANO A CERTA GENTE TRA L'ALTRO ALBANESI NON SONO RAZZISTA.
SPERO COME ITALIANO CHE QUESTA MIA LAMENTELA POSSA FAR MIGLIORARE L'OFFERTA TURISTICA DI SCILLA.
SALUTI GENNARO loperfido.gennaro@email.it
Scilla, martedì 17 - 07
Non vi meravigliate: l'amato sindaco e la competentissima giunta comunale verranno rivotati ad libitum. Rassegnatevi. Mi viene in mente il giorno dopo delle ultime elezioni: il sindaco aveva scritto in un manifesto in cui affermava che era commosso per la vittoria! un bontempone aggiunse a penna: "stamu ancora ciangendu". Appunto non ci resta che piangere sul serio: l'incompetenza e il menefreghismo regnano sovrani. Vogliamo parlare della parata dei borghi più belli d'Italia: scarafaggi e topi facevano parte del borgo? O vogliamo accennare alle graziose baracche dislocate sulla via Marina, alla puzza, all'edilizia senza senso, ai garbatissimi gabinetti-fioriere della via Marina, ai grandi eventi culturali organizzati (gruppi folk e affini...), ecc.? Chi parla di turismo per Scilla secondo me è un grande comico o un grande ignorante: basta spostarsi a Bagnara per farsi l'idea generale di turismo. Perciò cari amici non vi stupite ma piangete! piangete assieme all'amministrazione comunale che da diversi anni è anchessa commossa! piangete! piango.piango@libero.it
Scilla, giovedì 05 - 07
Salve! Ho visitato il vostro sito e l’ho trovato molto ben fatto. È molto più utile di quello ufficiale del comune! Mi piacerebbe che venisse aggiunta alla pagina delle segnalazioni questa mia lettera:
Sono nato e cresciuto a Reggio, ma ho trascorso a scilla tutti i fine settimana e tutte le estati della mia vita, dato che mia madre è scillese. È un posto davvero meraviglioso e da qualche anno ho addirittura spostato la mia residenza nel comune di Scilla.
Purtroppo devo sottolineare una nota negativa: sono pochi, pochissimi, gli scillesi che hanno il senso dell’ospitalità. Sin da bambino non ho assistito ad altro che liti tra vicini di casa sfociate in cause in tribunale, prepotenze ed atti di intimidazione vari nei confronti di chiunque venga visto come un estraneo (ma anche tra scillese e scillese non si scherza!).
Negli ultimi anni la causa di lite più comune è stata il parcheggio. So che può sembrare assurdo, ma un giorno sono ritornato a casa alle 14:30 e non ho trovato un posto per la macchina in tutto il paese, nemmeno a pagamento (ovviamente le zone riservate ai residenti erano occupate da macchine senza permesso), preso dalla stanchezza mi sono rassegnato a parcheggiare sul marciapiedi ripromettendomi di stare affacciato al balcone per spostare la macchina alla prima occasione di posto libero. I miei amichevoli vicini hanno pensato bene di chiamare la polizia municipale per farmi fare la multa, pensate che è stato il marocchino della bancarella davanti casa a chiamarmi per dirmi cosa stava succedendo! Quando sono sceso in strada, sono rimasto allibito per il comportamento degli agenti della municipale: ho spiegato la mia situazione e posso anche capire che non glie ne fregasse niente (dopotutto l’infrazione l’ho commessa), ma quando gli ho fatto notare che i posti per i residenti in cui avrei dovuto parcheggiare erano occupati da macchine non autorizzate, e che c’erano anche altre macchine sul marciapiedi oltre la mia, mi sono visto trattare a pesci in faccia e con un indifferenza degna del peggior omertoso di mafia! Anzi, alla mia segnalazione sono stato aggredito dal vicinato intero ed insultato, il tutto davanti agli agenti che mi avevano appena multato e che non hanno nemmeno accennato a darmi ascolto per un attimo.
In un'altra occasione ho segnalato allo stesso poliziotto municipale che mi ha multato la prima volta, che un signore si era permesso di minacciare esplicitamente mia madre perché non parcheggiasse davanti alla sua casa. Solerte il vigile ha detto “me la vedo io” e salito in sella al motorino è scappato nella direzione opposta.
Sono anni che faccio richiesta al Sindaco per iscritto, affinchè si faccia qualcosa per prevenire queste situazioni, perché visto e considerato che la gente rimane astiosa ed incivile e che le forze dell’ordine stanno con le mani in mano, speravo che in Comune qualcuno potesse studiare una soluzione per prevenire situazioni come quelle che ho descritto sopra. Sono anni che alle mie richieste non viene data nessuna risposta.
Un altro scandalo riguardante i parcheggi a pagamento è quello dei falsi invalidi: l’estate scorsa si è sparsa la voce che gli invalidi non pagavano parcheggiando nelle strisce blu. Prontamente da tutta la provincia sono arrivati a fare il bagno a Scilla centinaia di turisti che avevano sul cruscotto dell’auto il tagli andino di portatore di handicap, una speculazione vergognosa. La normativa vigente specifica bene che il veicolo può usufruire degli spazi riservati ai disabili solo nel caso in cui la persona diversamente abile si trovi a bordo. SEMBRAVA DI ESSERE A LOURDES!!! Ho fatto una statistica, e su 45 auto parcheggiate 18 avevano il bollo di disabile! La cosa MIRACOLOSA è che le persone tornavano dal mare tutte arzille camminando sulle proprie gambe!!! Che l’acqua del mare di Scilla sia davvero miracolosa???
Spero che queste mie storie vengano pubblicate e lette, perché la gente deve sapere in che modo vergognoso vengono penalizzate le persone oneste a favore dei prepotenti in un paese che stenta a decollare nel panorama turistico, e che invece dovrebbe essere una perla del mediterraneo!
Grazie! giuliogambino@gmail.com
CIAO SONO UN CALABRESE CHE VIVO IN CANADA CONOSCO MOLTO BENE SCILLA POTRETE FARE UN SITO MOLTO BELLO, FATE DELLE FOTO DEL MARE DEL PAESE DEL CASTELLO DI TUTTO CIO CHE VI CIRCONDA, COSI I CALABRESI SPARSI PER IL MONDO POSSONO GODERE LA BELLA CALABRIA ALMENO SU INTERNET, CIAO DAL CANADA
27 Giugno 2006
Sono una cittadina di Scilla, meraviglioso paesino turistico sulla costa tirrenica al quale è stata assegnata la "Bandiera Blu delle Spiagge 2005". ... Sarò breve e concisa: anche se è stata assegnata la Bandiera Blu delle Spiagge lo scorso anno, ciò non toglie che l'anno corrente i bagnanti debbano sostare in una spiaggia sporchissima e farsi largo tra l'immondizia per poter prendere un po' di sole. Anzi, se si è vantati tanto di aver meritato quella Bandiera, perchè non tener pulita sempre la spiaggia in modo da farcela assegnare anche quest'anno? Ripeto che la spiaggia dovrebbe essere SEMPRE pulita, non solo nei mesi di luglio ed agosto,cioè durante il maggior afflusso di villeggianti, ma sin dal mese di maggio, ricordando pertanto la presenza dei cittadini scillesi in qualsiasi periodo dell'anno. Spero che il messaggio venga presto letto da chi di competenza. Santina De Franco (santina89@hotmail.it)
Settembre 2004 -
riflessioni sull'estate a Scilla inviate al Sindaco, ai partiti politici ed ai ssgg consiglieri com.li.-
DUE, TRE COSE, PER L’ESTATE (prossima s'intende) … e inoltre
Purtroppo, pur arrivando regolarmente ogni anno la bella stagione, da poco trascorsa, ha colto la nostra collettività al solito impreparata. Penso ci vorrebbe molta più convinzione nel lavorare ad un disegno generale di miglioramenti infrastrutturali, a partire dalla variante in galleria alla SS 18 che ricomprenda il congiungimento della Via Panoramica all’ingresso Ovest di Scilla e alveo del Torrente Livorno, mirato alla realizzazione di un paio di capienti parcheggi.
Non è accettabile che in talune giornate per arrivare a Marina si impieghi un paio di ore e che lì non si riesca a posteggiare, che il centro rimanga bloccato così come l’area Portuale. Ogni anno il solito BLA’- BLA’- BLA’ e tutto, non solo per rima, finisce là, con l’aggravante della sovrabbondanza di strumenti tecnici e risorse finanziarie a disposizione e la fama internazionale di cui gode Scilla.
Stimolare l’interesse della gente, quindi la loro partecipazione, con dibattiti e convegni, su problemi come l’ordinato sviluppo urbanistico e la crescita economico e sociale in generale (quindi Piano Regolatore in corso di approvazione, Contratti di Quartiere ecc.), sull’impiego delle risorse comunitarie (vedi P.I.T.: solo con questo strumento si attendono ricadute, nell’area dello Stretto per circa 55.000.000,00 €; Leader-plus, ecc.), sulla dismissione e possibile utilizzo alternativo dell’attuale tracciato autostradale, sull’imminente prolungamento del molo foraneo del porto, sui problemi e sulle opportunità che scaturiranno con la costruzione del Ponte sullo Stretto e le opere collegate, dovrebbe rappresentare un obiettivo fondamentale di qualunque amministrazione. Perché non lo si fà?
Per il sottoscritto che stava lavorando -si parla di vent’anni fà- a caratterizzare l’estate con un paio di manifestazioni di richiamo nazionale (questo l’obiettivo dei Premi Scilla, avviati con la magica serata di Domenico Modugno e non piu’ ripresi, o il 1° Corteo Storico nazionale) attorno a cui ruotassero decine di appuntamenti minori, constatare, da allora, il vuoto di iniziative, fa veramente rabbia. Che pena Scilla! E mentre in altri centri molto meno belli e rinomati del nostro, migliorano di anno in anno manifestazioni di grande prestigio da noi la politica dell’intrattenimento la si fa con quello che passa il convento. Tutto è affidato all’improvvisazione .
Le lancette del tempo, quì, sembrano essersi fermate! Pur in presenza, in questi anni, di una discreta vitalità imprenditoriale ( i nostri ragazzi hanno dato vita a rinomati lidi, ottimi pub; sono operativi ben 15 ristoranti e, finalmente, grazie a coraggiosi imprenditori, abbiamo pure i nostri alberghi con altri in progetto) non si è registrata, con iniziative adeguate, una forte e ispirata regia di sviluppo, specie nel settore del turismo, che provenisse dalla politica locale all’interno di una visione coerente alle peculiarità del territorio che ci obbliga alla scelta di un turismo di qualità. Perché l’Amm.ne Com.le non organizza una conferenza ad hoc sul turismo?
Ma non è su questo tipo di problematiche che intendo fare appuntare l’attenzione di chi è preposto, a qualunque titolo e nei diversi ruoli e funzioni, ad agire -in passato quando parlavo di queste cose mi si accusava di …fare poesia- quanto su, appunto, alcuni punti…diciamo “terra terra” che, con un po’ piu’ di impegno è possibile concretizzare, se non altro per la prossima estate.
Vediamone solo alcuni di una lista che, certamente, ne include molti altri, forse, di non minore importanza:
1) PARCHEGGI VIA MARINA. Dovevano servire a selezionare. Ad allontanare dalla spiaggia il turismo, diciamo straccione, e non, viceversa, lo scillese. Al sottoscritto, che pure si ritiene di larghe vedute, sembra un assurdo pagare tre o quattro euro per fare il bagno nel mare “nostrum”. Possibile che non vi sia un accorgimento giuridico per consentire a noi scillesi ed a coloro che scelgono Scilla per trascorrere un periodo di vacanza di evitare l’affronto di quest’odioso balzello?
2) CARTELLONISTICA/SEGNALETICA/CIRCOLAZIONE E TRAFFICO. Perché non vi sono cartelli che indichino i punti particolari, di richiamo, di Scilla e frazioni e di invito della pulizia e quiete? Molti segnali sono danneggiati, accartocciati e tantissimi mancano: per un turista che entra in un centro la segnaletica verticale e orizzontale e la presenza dei vigili nei nodi di traffico, si sa, è il primo biglietto da visita. Le bacheche in Via Marina che indicano i valori di balneabilità del mare legate alla bandiera blù stanno andando in malora. A proposito di vigili: perché non si chiede l’aiuto del corpo di R.C. –come in passato- o di altri comuni facendo appello alla rete ANCI dei borghi piu’ belli ed offrendo, sull’esempio di molti comuni siciliani, ai possibili volontari, vitto e alloggio gratuito? In talune ore del giorno la loro presenza è indispensabile in alcune aree.
3) MANCATA PULIZIA STRADE/BIDONI INSUFFICIENTI E SEMPRE APERTI. Diciamocelo francamente: Scilla, fino ai giorni prima della processione, è stata sporca e meno male, adesso che sono arrivate le prime pioggie, che tutte le strade sono in pendenza. Come mai assistiamo impassibili agli inconvenienti indicati ed alla regola di questi contenitori sempre aperti che fanno bella mostra del maleodorante contenuto debordante?
4) SABBIA SPORCA ATTIGUA VIA MARINA. C’è l’insulsa abitudine, dopo le consuete mareggiate, di riporre al bordo della Via Marina la sabbia fine trasportata dal mare invece di scaricarla a Sud con il risultato sgradevole di terraglia sporca che è sotto gli occhi di tutti. Perché non si provvede a livellare questi tratti trasferendo ghiaia di pezzatura piu’ grossa rendendo cosi’ piu’ agevole la fruizione della spiaggia, che, a dir la verità è stata tenuta pulita, e meno sporco il rientro in macchina?
5) DOCCE PUBBLICHE. Stupisce che le vecchie docce non siano state mai ripristinate. Perché, mi chiedo, chi utilizza l’arenile non in concessione deve ricorrere al mortificante rito di fare la doccia nei lidi sotto gli occhi dei bagnanti paganti?
6) ACQUA GALLERIA CHIANALEA. Peccato che, oltre ad un tubo per il metano, nell’ambito dei cosiddetti lavori di “riqualificazione” del Rione Chianalea di cui sono rimasto, com’è notorio, particolarmente e negativamente scosso –altra occasione colpevolmente e irrimediabilmente persa con quella, nonostante i correttivi, sempre brutta pavimentazione!- non si sia previsto di portare parte di questa acqua, che si riversa a mare inutilizzata, al porto: quanto servirebbe! Allora perché non utilizzarla –trasportandola attraverso la vecchia galleria FFSS- per potenziare le docce a Marina Grande o comunque a fini turistici?
7) INGRESSI CENTRO URBANO. Qui’ bisognerebbe intervenire realizzando delle belle ed invitanti aiuole (comprese quelle autostradali e della stazione FF.SS.: a proposito, che fine ha fatto il progetto Orcinus Orca?) con cartelli o scritte di benvenuto con tanto di stemma e loghi (Fee, Borghi Anci, ecc.) mentre a Paci’, dove andrebbe realizzata la piu’ bella, un cartello è riposto sul terreno e nessuno provvede a piantarlo dritto.
8) FONTANA SS 18 “SUTTA ‘O SERRU”. La pulizia, raschiatura e disinfestazione della fonte si impone periodicamente. È necessario un cartello che inviti il passante a tenere pulito e igienico il posto, usato – a taluni occorre ricordarlo - dagli …uomini; una piccola bacheca indicante, a cura dell’ufficio competente (o non c’è nessuno in Calabria che faccia questo lavoro?) i valori organolettici dell’acqua e, ovviamente, il livello di potabilità, che, stando ai si dice, ogni tanto difetta.
9) FONTANA PIAZZA MATRICE. Cosa si aspetta a ripristinare il movimento di acqua nella grotta?
10) FONTANA DELLE GRAZIE. Quale danno ho fatto a tentare di recuperare i pezzi sparpagliati di qua e di là e farla collocare in quel posto –circa venti anni fa’- allora non potevo immaginare. Chiedo perdono a tutti! O si ha la sensibilità e volontà di farla funzionare, completandola, o la si sposti...come per il pesce spada! Non puo’ rimanere in eterno un ammasso di pietre …”parati arditta”. Un tempo che fu’, molto ma molto tempo fa, si voleva fare un’operazione di recupero delle nostre radici, (non è così che fanno turismo negli altri posti?) come per l’acquisto del lontre lasciato, oggi, colpevolmente a marcire all’aperto.
11) VERDE PUBBLICO. Apprezzabile il tentativo di curare la villetta comunale e tenerla pulita ma in mancanza di interventi, diciamo di fondo, i pericoli per i bambini non mancano come le recenti vicende hanno dimostrato; quello di Marina, è rimasto in stato di abbandono; quella che era, un tempo, una bordura fiorita, sotto la Panoramica, è diventata oggi un immondezzaio. Le poche aiuole non vengono curate quando in altri comuni gli operai dell’AFOR portano a compimento opere apprezzabili.
12) BELVEDERE MORSELLI. Forse, fra tutti, è il punto che piu’ mi indigna e fa commuovere perché è il luogo dell’amore e della poesia. Chi non è stato mai innamorato! Questo anno, poi, il 28 Agosto, ricorrevano i 50 anni della sua realizzazione, con la collocazione, su input dell’on. Italo Greco, del busto in bronzo del drammaturgo pesarese autore del celebre lavoro teatrale” Il Glauco”. Nessuno ha pensato di commemorare l’avvenimento! Non diro’ nulla: andate a vedere com’è tenuto quello che era considerato il principale biglietto da visita di Scilla. C’è scritto, fino ad ora: “Nel tempo, oltre il tempo, Ercole Luigi Morselli testimonia qui l’eterna poesia de l’urlo disperato di Glauco, de l’amoroso pianto di Scilla”. Mai parole furono cosi’ vere e attuali.
13) LONTRE. Anche qui il cuore batte forte. Molti sanno il perché in quanto fui io a farlo acquistare, all’inizio degli anni ’80 –nella generale ilarita’ - nell’intento di realizzare il museo della pesca e delle arti marinare nel palazzo “Scategna” che feci vincolare come monumento nazionale ai sensi della L.1089. Figuratevi se me lo facevano realizzare: ero il solo a battermi, accompagnato, come in molte delle mie battaglie, da Nino Nasone e Mario Giordano. Adesso, come sempre del resto, è figlio di nessuno tant’è che è abbandonato, all’aperto, nell’atrio interno del castello quando, in precedenza, si era opportunamente provveduto a dargli una sistemazione dignitosa addobbando ad hoc una arcata. Va dato atto alla Sig.na Martello ed a Bueti di ciò. Le “sirene” di altri mari, maliziose e cattive , lo hanno buttato fuori e lì è rimasto e spero non rimarrà fin quando le lucertole del castello al canto della solita cicala, non passeranno tra il fasciame in pino e l’ossatura in gelso e faggio e diventerà, lui, il levriero del mare, frutto di un’architettura marinara sviluppatesi nei secoli, solo legna da ardere. Povero lontre! Faccio fatica a bloccare quel fiume di considerazioni che si accavallano nella mia mente. Scilla, come nella leggenda, divora tutto.
14) VANO MADONNINA. Bene si è fatto a delimitarlo. Adesso, serve una fontanina con presa di acqua, dei cestini, della terra nelle fioriere addossate alla roccia. Al resto penseranno le pie donne che, religiosamente, contribuiscono a mantenere accettabile il posto ed il volontariato che ha contribuito ad illuminare la sacra statua.
15) SCOGLIO DI ULISSE. È l’unico posto a Scilla che porta il nome dell’astuto guerriero. Ci sembra quello il modo di tenerlo? Come mai dalla mareggiata dell’80 ancora rimane in quello stato? Bandiamo un concorso di idee, per una opportuna sistemazione, ispirata al canto XII° dell’Odissea, facendolo diventare il piu’ importante “simbolo” del poema omerico nel mediterraneo e voglio vedere –con il richiamo mediatico dell’iniziativa - quale presidente della Regione si rifiuterà di finanziarne la realizzazione.
16) PIETRA OIA. Bisogna illuminarla e farla diventare una attrattiva turistica. Di notte è molto pericolosa per la navigazione. Mi concedo un pensiero in libertà: in prospettiva, molto in prospettiva, …ve l’immaginate, visto che di fianco c’è un’altra roccia a pelo d’acqua, poste li’, le statue di Glauco e Scilla?
17) PORTO. È nato, lo ricordo a tutti, con una supplica rivolta ai governanti: “Una banchina pei naviganti”. Non mi spiego perché debba essere quasi terra, pardon, mare, di tutti e di nessuno, senza regole che non siano fissate dal libero arbitrio e dalle antiche ed il piu’ delle volte sbagliate consuetudine locali e non vi sia un pezzo di molo riservato, anche se nella situazione precaria dovuta alla mancanza di servizi a terra, ai yacth in transito: quello sì è turismo vero! Non mi spiego perché, oggi, oramai ricostruito dopo la mareggiata del 1980, non venga avviato un discorso che porti alla sua gestione con la formazione di apposito organismo e, quindi, a delle regole; non si organizzi una giornata ecologica per pulirne i fondali; non si attrezzi uno spazio per la raccolta degli oli e delle batterie usate, delle acque nere dei natanti da diporto e delle acque di sentina; non vengano realizzati e previsti servizi igienici e collocate - pur in presenza di ordinanza della Capitaneria di Porto – le lanterne di ingresso.
18) STRADA INGRESSO PORTO. Non ne parliamo: un altro imbuto benefico per lo spirito ed il buonumore degli scillese e non. Al Genio Civile esisteva una perizia redatta dal geom. Maisano che prevedeva l’allargamento con muretti di protezione delle case poste all’ingresso.
19) MURO ZI LIO SS 18. A quando il rivestimento in pietra locale dopo il tempestivo intervento dell’ANAS?
20) ILLUMINAZIONE CASTELLO. L’intervento gratuito dell’ENEL “Luci per l’arte” non sembra aver centrato l’obiettivo. Un’altra di quelle occasioni perse. La cinta muraria, nonostante il dispendioso intervento, viene, diciamo, illuminata a chiazze, ed in parte resta al buio con, ovviamente … l’arte.
21) DIVIETO DI SOSTA ANGOLO SGROJ. Puntualmente, da anni, ogni ora circa e di mattina , a causa delle macchine che posteggiano in questo sito, per la vicinanza di banca ed ufficio postale, il pulman non puo’ immettersi sulla Via Libertà bloccando il traffico e azionando il claxon. Mettere un segnale e delimitare con strisce gialle e nere l’angolo non mi sembra una fatica improba.
22) IL BELLO ESTETICO. Stimolarne la crescita non costa nulla. In un centro che vuole vivere di turismo realizzare o restaurare in modo grazioso le case è obbligatorio. Chi costruisce in maniera brutta non offende solo la sensibilità dei cittadini ma, a Scilla, compie un attentato allo sviluppo turistico perché in un paese brutto le persone non vengono a soggiornarci. In molti centri (vedi quelli della costiera di levante in Liguria, delle cinque terre o della Costiera Amalfitana a cui ci dovremmo rapportarci creando un vero e proprio network) le case li dipingono come quadri e recentemente è nata pure una rete dei paesi dipinti. I piani, come quelli di recupero o del colore, non servono se rimangono chiusi nei cassetti e qui nasce la necessità di integrare le risorse private: intanto si potrebbe stipulare una convenzione con istituto di credito; predisporre apposito progetto di restyling per attingere a risorse di varia provenienza e organizzare un concorso premiando in danaro proprietario e ditta costruttrice per le migliori facciate.
Le civili discussioni – che non abbiamo mai fatto- che dalle proposte dovrebbero nascere costituiscono il lievito dello sviluppo delle comunità: ecco perché intervengo. E lo faccio ben cosciente delle difficoltà di chi si cimenta nell’amministrazione pubblica.
Sono rammaricato, come in molti del resto, nel vedere un paese che è passato dalle sterili polemiche politiche degli anni ’70 - ’80, accompagnate dalle meschine analisi sui giornali locali, al deserto di oggi provocato da quelle pioggie acide. Per coprire la propria aridità si è fatto di tutto per delegittimare l’impegno pubblico degli “altri”, specie se disinteressato: anche il sottoscritto ha dovuto spesso subire l’amarezza di critiche ingiuste. Che sia prevalente solo l’idea della gestione del potere è dimostrato dal fatto che i partiti si rapportano all’esterno solo per fare le liste elettorali. Questo mio intervento, una goccia nel deserto, se seguito da altre iniziative che vadano nella direzione di un risveglio del paese, eviterà il grosso rischio che la politica abbidichi, che le idee migliori attendano decenni per essere realizzate e che Scilla –un uccello con le ali legate- non eserciti, ancora per lungo tempo, quel ruolo che la storia gli impone e non ricevere quei vantaggi, per i suoi abitanti, che la natura gli consente. Pietro Bova (già consigliere comunale) - pietrobova@tiscali.it
Vivo a Milano ma, essendo nata da genitori miglierinesi, (Miglierina é un piccolo paese posto ai piedi della Sila Piccola), mi sento fondamentalmente calabrese. Amo la mia terra e sono orgogliosa dei luoghi incantevoli che la natura le ha concesso. Quando posso, prevalentemente d'estate, mi piace tornare al paese dove, a parte le amicizie e gli affetti che immancabilmente ritrovo, posso fare lunghe passeggiate per i boschi che circondano il paese. E, ovviamente, adoro il mare, il nostro incantevole mare ... Solitamente frequento la spiaggia di Caminia che, con le sue insenature e scogliere a strapiombo sul mare, offre uno spettacolo d'incredibile bellezza. E, non di rado, ritorno a Scilla, un luogo anch'esso molto bello e suggestivo. Inutile dire che, da buona calabrese, ne sia molto orgogliosa. Ma non tutto quello che vedo a Scilla mi gratifica e mi soddisfa perché, inutile negarlo, in quanto a pulizia la località lascia molto perplessi. Anno dopo anno, ogni qualvolta vi ritorno m'indigno sempre più per la trascuratezza e lo stato d'abbandono in cui giace la spiaggia, invasa da rifiuti, cartacce, lattine, bottiglie di vetro e non, bicchieri di plastica e quant'altro può, la maleducazione della gente, abbandonare al proprio passaggio, senza ritegno e senza alcun rispetto per l'ambiente. E che dire del porto? È un luogo che, visto da lontano é di una bellezza da togliere il fiato ma, giunti sul posto, si rimane sconcertati da tutto quello che traspare nelle acque cristalline del mare. L'anno scorso ho scorto rifiuti d'ogni tipo. Tra le solite bottiglie e lattine varie c'erano persino una lavatrice e la rete di un letto. Mi domando se gli abitanti e gli amministratori comunali di Scilla hanno scambiato il mare per una discarica!!! Lo stato di trascuratezza ed abbandono in cui giace Scilla m'indigna profondamente. L'evidente disinteresse degli addetti ai lavori, a partire dagli amministratori comunali agli operatori ecologici, lascia stupefatti. La mancanza d'iniziativa degli operatori turistici inorridisce oltre modo ... Possibile che il benessere, la pulizia, il decoro, la dignità del luogo non interessi nessuno? Quest'anno tornerò sicuramente a Scilla e voglio sperare che, nel frattempo, qualcosa sarà cambiato. Non ho la presunzione di credere che questa mia sortisca tale effetto ma spero nel buonsenso dell'uomo che, prima o poi, prevarrà.
Cordialmente. Santa Daria Folino (FolinoD@inaz.it) e, per condivisione Anna Foti (FotiA@inaz.it)
VORREI SAPERE SE IL COMUNE DI SCILLA HA UN SITO INTERNET, PECHE' MI PIACEREBBE COMUNICARE CON GLI AMMINISTRATORI E DIRE LE MIE LAMENTELA DA TURISTA SULLE CONDIZIONI DEL VOSTRO PAESE. SEMBRA CHE A VOI IL TURISMO NON INTERESSA, QUANDO INVECE DOVREBBE ESSERE LA COSA PRIORITARIA PER LA VOSTRA ECONOMIA VISTO CHE NON AVETE ALTRE RISORSE ECONOMICHE. OGNI HANNO VENGO A SCILLA ED E' SEMPRE PEGGIO. I RIONI CHE DOVREBBERO ESSERE TENUTI COME PICCOLE COSE PREZIOSE (CHIANALEA, MARINA GRANDE) SONO SEMPRE PIU' DEGRADATE. SEMBRA QUASI CHE VENGA FATTA UNA POLITICA A DISCAPITO DI QUESTI QUARTIERI. NON HO MAI VISTO SCILLA COSI' BRUTTA. RICORDATEVI CHE IL TURISMO PORTA DENARO E IL DENARO VA' NELLE CASSE DI TUTTI. MI AUGURO CHE PRIMA O POI CI SIANO DEGLI AMMINISTRATORI CHE DANNO IL GIUSTO VALORE AL VOSTRO PAESE E CHE REALMENTE SI POSSA PARLARE DI SCILLA IN MODO UNITARIO E NON DIVISO PER QUARTIERI. LA COSA MI PREOCCUPA PERCHE' OGNI VOLTA CHE VENGO A SCILLA E SENTO PARLARE I GIOVANI  VEDO CHE LA MENTALITA' E' SEMPRE LA STESSA, NON AVETE VOGLIA DI PROGREDIRE E NEPPURE DI MIGLIORARE. AVETE UN TESORO IN MANO, CHE LA NATURA VI HA DATO E NON SAPETE SFRUTTARLO. MENO SOLDI NELLA TASCHE DI POCHI MA PIU' INVESTIMENTI PER TUTTI.
NONOSTANTE TUTTO SONO UN VOSTRO FANS
SALUTI.  NHANNY -
nhanny@katamail.com